Corte d’Appello di Genova: No alla Revisione per il Caso Mostro di Firenze, Ricorso in Cassazione Già Pronto

Tempo di lettura 2 minuti

Genova, 28 luglio 2025 – La Corte d’Appello di Genova ha rigettato per la seconda volta l’istanza di revisione per il noto caso del Mostro di Firenze, una decisione che, secondo i legali, sembra ormai un “mantra” per la corte competente territorialmente su Firenze. Gli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, prevedendo l’esito, avevano già preparato il ricorso per la Cassazione.

La richiesta di revisione si basava su una tesi fondamentale riguardante la data dell’ultimo duplice omicidio agli Scopeti, quello dei due ragazzi francesi. La difesa sostiene che il delitto sia avvenuto uno o due giorni prima rispetto a quanto dichiarato da Giancarlo Lotti, uno dei protagonisti delle vicende. Lotti, infatti, si autoaccusò di essersi recato agli Scopeti l’8 settembre 1985 insieme al suo amico Ferdinando Pucci, non per partecipare attivamente agli omicidi, ma per “assistere al duplice delitto” e “mandare via la gente se veniva a disturbare”. In pratica, Lotti avrebbe dipinto sé stesso e Pucci come dei “vigili urbani” incaricati di “dirigere il traffico” sul luogo del delitto.

Pubblicità

Questa ricostruzione, per quanto “ridicola” e “agghiacciante” la definiscono i legali, implicherebbe che Pacciani e Vanni, i principali indiziati, avessero informato Lotti e Pucci – quest’ultimo descritto come una persona con gravi problemi mentali – delle loro intenzioni omicidiarie. Secondo la testimonianza di Lotti, i due si sarebbero recati sul posto con la 128 rossa di Lotti.

Tuttavia, le indagini condotte dall’investigatore privato e Criminologo Davide Cannella hanno portato alla luce una versione dei fatti radicalmente diversa. Cannella ha dimostrato che alla data del delitto degli Scopeti, Giancarlo Lotti non era più in possesso della 128 rossa con cui dichiarava di essersi recato sul luogo. L’auto, una 128 blu, era stata da lui stesso “cannibalizzata”, priva di ruote, volante e sedili, e si trovava ferma accanto a casa sua, su dei ceppi, con il motore fuso.

Di fronte a queste evidenze, durante il dibattimento riaperto, Lotti, vistosi sbugiardare, tentò di giustificarsi farfugliando un incomprensibile “Ni adoperavo tutte due le macchine”. Una risposta che, sorprendentemente, fu ritenuta credibile dai giudici.

Anni dopo, Davide Cannella ha incontrato Ferdinando Pucci, il quale candidamente gli ha rivelato una verità in contrasto con le dichiarazioni di Lotti: “In quel periodo andavamo in giro con il 124 blu. Il 128 era rotta e non funzionava più”.

Questa discrepanza solleva interrogativi cruciali: Lotti ha mentito su suggerimento di qualcuno? Nonostante le nuove prove e le contraddizioni emerse, la decisione della Corte d’Appello di Genova sembra ribadire la volontà che “questo processo nun sa da rifà”, alimentando il dibattito sulla ricerca della verità in uno dei casi più controversi della cronaca italiana.

CONDIVIDI
  • https://securestreams3.autopo.st:1369/stream
  • Radio Caffè Criminale ON AIR
  • on air