Spunta Roberto D’Agostino tra gli Spiati nel Caso Paragon:

ROMA/NAPOLI – Il “caso Paragon”, l’inchiesta sull’utilizzo dello spyware israeliano Graphite, si allarga con l’emergere di nuovi nomi tra le persone che sarebbero state oggetto di sorveglianza. Tra i più noti figura Roberto D’Agostino, fondatore di Dagospia, la cui agenda ricca di contatti nel mondo politico, finanziario e del gossip potrebbe aver attirato l’attenzione. “Cronache dall’Italia all’olio di ricino”, ha commentato il sito.
Accanto a D’Agostino, è stata identificata anche Eva Vlaardingerbroek, 28enne olandese, avvocato e “guerriera dell’estrema destra”, nota per la sua partecipazione a eventi controversi come il “Remigration Summit” di Gallarate. Questi nomi si aggiungono a quelli già noti: i giornalisti di Fanpage Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, e gli attivisti di Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, Beppe Caccia e don Mattia Ferrari.
Le procure di Roma e Napoli hanno disposto accertamenti tecnici irripetibili sui telefonini di queste sette persone, considerate parti lese nell’indagine. L’accusa, al momento contro ignoti, è di accesso abusivo a sistema informatico e di illecita interruzione o impedimento di comunicazioni. L’Ordine dei Giornalisti e la FNSI, costituitisi nel procedimento, così come Fanpage, potranno nominare propri consulenti per seguire gli accertamenti, il cui incarico verrà affidato lunedì.
Il caso è scoppiato lo scorso gennaio, quando Meta ha avvisato circa novanta utenti europei che i loro cellulari erano stati infettati dallo spyware Graphite, prodotto da Paragon Solutions. Questa tecnologia è venduta dall’azienda solo a governi e in Italia risultava in uso ad AISE e AISI, i servizi segreti italiani. L’intelligence ha ammesso l’impiego dello spyware su Luca Casarini e Beppe Caccia, come riportato dal Copasir, negando invece il controllo su don Ferrari.
Nel mese di maggio, Apple ha notificato l’infezione ad altri due giornalisti (Pellegrino e un altro che ha richiesto l’anonimato). Il team canadese The Citizen Lab ha condotto analisi sui cellulari dei due, confermando la presenza di Graphite.
Intanto, Paragon Solutions ha rilasciato una dichiarazione ricordando di aver “interrotto i suoi rapporti commerciali con l’Italia a seguito di sospetti di un uso improprio che eccedeva le condizioni d’uso definite nel contratto con la società”. L’azienda israeliana “raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda in merito alla presunta sorveglianza di giornalisti italiani al governo italiano, in quanto è l’autorità sovrana del Paese e responsabile di garantire il rispetto della legge”.
Con la rescissione dei contratti da parte di Paragon con l’Italia, i nuovi approfondimenti del Copasir e le indagini coordinate dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il “caso Paragon” continua ad allargarsi, sollevando interrogativi sull’uso di tecnologie di sorveglianza e sulla protezione della privacy.