Rumene portate in Italia con la solita promessa di una vita migliore

Tempo di lettura 2 minuti

di Daniele Vanni

Avviate alla prostituzione e trattate come schiave: 20 arresti a Bari

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Ragazze straniere ritenute dal fragile profilo emotivo e psicologico, che quindi sarebbero state prima adescate e poi soggiogate, fino a essere ridotte in uno stato di schiavitù.

È lo scenario svelato dalla polizia di Bari, che ha arrestato 20 persone (12 in carcere e 5 ai domiciliari), abitanti in diversi comuni della Puglia, oltre che nel capoluogo regionale, tutte indagate per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

Un giro non da poco, stimato infatti in circa 3 milioni di euro annui.

In tutto sono stati contestati agli indagati ben 37 capi d’imputazione. Alcuni degli indagati sono accusati di aver svolto il ruolo di ‘lover boys’, adescando le vittime nel Paese di origine,in Romania, talvolta utilizzando i social network o altre fonti, ma sempre vantando il proprio elevato tenore di vita, alimentando così l’illusione di un’esistenza migliore una volta giunte in Italia.

Le indagini hanno preso spunto dalle denunce presentate da alcune vittime nella seconda metà del 2017 (che evidentemente possedevano la forza di reagire e non erano proprio del tutto soggiogate) che hanno consentito di ricostruire un’associazione criminale composta da cittadini rumeni, che collaboravano, all’occorrenza, con persone della delinquenza locale.

Lo schema delittuoso è noto con l’espressione ‘Lover Boys’. Usato in Internet anche per stabilire contatti con vittime che poi, prese da sentimenti d’amore o pietà, versano soldi a persone che si fingono innamorati via Web e poi chiedono aiuto perimprovvise difficoltà loro presentatesi!

In questo caso, invece, una volta stabilito il contatto con le vittime designate, gli indagati sfruttavano la condizione di particolare fragilità delle donne per vincolarle emotivamente a sé; poi manipolandone i sentimenti, per sottoporle a vessazioni via via crescenti, magari spacciate per “prove d’amore”, spingendole infine a raggiungerli in Italia!

Qui, raggiunto un totale controllo psicologico sulle vittime, queste venivano avviate alla prostituzione.

Il tutto in combutta o con la “gentile” assistenza della malavita locale.

Che in molti casi, assicurava a queste donne anche un alloggio da cui, però, non avrebbero avuto alcuna possibilità di allontanarsi. Controllate e vigilate, in alcuni casi, da donne! Sottraendo o controllando cellulari e le comunicazioni con l’esterno.

Ma qualcosa era cambiato 5 anni fa, quando una di queste giovani vittime fu travolta da un’auto, mentre era in strada, da sola, subito dopo aver tentato di sottrarsi allo sfruttamento. Non si trattava di un incidente: le indagini, partite da questo investimento che aveva portato alla frattura di una gamba alla ragazza, consentirono di accertare che l’aggressione era un vero e proprio tentato omicidio, disposta dal leader del gruppo criminale, conosciuto dalle vittime con il soprannome “Il Principe”.

Poi gli sviluppi, che hanno portato ai 20 arresti odierni.

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