“Venite, ho ucciso mio figlio” ma il giudice lo assolve

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di Daniele Vanni

Mario Colleoni assolto dall’omicidio del figlio Gianluca: il 48enne è morto per la «sindrome del cuore infranto» 
Il fatto il 9 Dicembre 2019 a Muggiò. Il pensionato aveva colpito con un batticarne il figlio, tornato a casa, come sempre, drogato e ubriaco. Ma la morte non fu stata causata dalle percosse, bensì dalla «sindrome di Takotsubo»

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«Venite, ho ucciso mio figlio», aveva detto al 112, Mario Colleoni, 72 anni, padre disperato dopo aver colpito alla testa, con un batticarne, il figlio Gianluca di 48 anni, tornato a casa a Muggiò (Monza) come ogni sera, drogato e ubriaco. Per di più, uella volta, dopo aver fatto un incidente in macchina.

Ma dall’autopsia e dagli altri accertamenti, voluti dalla difesa, è emersa un’altra verità: Mario non ha ucciso suo figlio! E per questo è stato giustamente assolto.
Il 48enne, infatti, morì per arresto cardiaco: la serie di violenti stress emotivi vissuti nelle sue ultime 24 ore, assieme all’assunzione di cocaina, aveva scatenato quella condizione, purtroppo oggi non rara come un tempo, che gli esperti chiamano: «sindrome di Takotsubo» o «sindrome del cuore infranto». Il cuore dell’uomo, messo alla prova da una vita di eccessi, si era fermato per la cosiddetta «cardiomiopatia da stress», che forse aveva avuto l’acme ed avvenne, per coincidenza, con le percosse del padre che non furono, però, per niente determinanti.

Il 9 Dicembre 2019, Gianluca, tossicodipendente e alcolizzato, per di più ludopatico, cioè con il vizio del gioco alle slot machine, aveva telefonato ai suoi genitori, con i quali era tornato ad abitare dopo aver chiuso la moglie e madre di suo figlio di 8 anni, chiedendo loro aiuto. Rientrando dalla nottata trascorsa fuori, era infatti andato a sbattere con l’auto contro un muretto. Recuperato e portato a casa dal padre, era andato a dormire. Quando si era svegliato, il padre aveva iniziato a rimproverarlo. Era scoppiata una lite, ed il padre esasperato da una situazione che non riusciva più a gestire, né a tamponare,  lo aveva colpito con un batticarne alla testa. L’autopsia però non aveva rilevato alcuna frattura del cranio e nemmeno un trauma cranico, ma solo alcune lacerazioni del cuoio capelluto, e aveva stabilito il decesso per aritmia cardiaca. 
Il pensionato, che nell’immediatezza dei fatti era stato anche arrestato e poi messo ai domiciliari, in primo grado era stato condannato, in abbreviato, a 3 anni di reclusione dopo che il reato era stato rideterminato da omicidio volontario in preterintenzionale, poiché si riteneva l’esistenza di un nesso causale tra lo stress per l’aggressione e la morte. In secondo grado i giudici, accogliendo la ricostruzione del difensore Manuela Cacciuttolo e dei consulenti di parte, i professori Arnaldo Migliorini, docente di medicina legale al San Raffaele e Domenico Corrado, docente di malattie dell’apparato cardio vascolare a Padova, è stato assolto «perché il fatto non sussiste» con una sentenza da un paio di settimane passata in giudicato. 

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