Diasarticolato, forse per sempre, il Clan dei Tuppi di Misterbianco

Tempo di lettura 2 minuti

di Daniele Vanni

La venuta in Toscana: in particolare a Lucca, Versilia, Siena

Finisce forse per sempre il clan Nicotra, i cosidetti “Tuppi” di Misterbianco, gruppo criminale legato alla cosca dei Mazzei di Cosa Nostra, colpito e disarticolato dalle pesantissime condanne del Tribunale di Catania al termine del processo scaturito dall’operazione “Gisella”.

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La pena più pesante, 26 anni, a Nino Rivilli, ritenuto tra i maggiori esponenti della cosca che prende il nome dal patriarca Mario Nicotra ‘u tuppu’ ucciso nel 1989 nella sanguinosa guerra di mafia contro il clan di Giuseppe Pulvirenti “u Malpassotu”.

Una guerra di mafia talmente sanguinosa che costrinse negli anni ’90 e dopo l’uccisione del loro patriarca, i Tuppi ad emigrare in Toscana.

Poi una decina di anni fa il ritorno dei Tuppi a Misterbianco, dopo l’accordo siglato in carcere tra Gaetano ‘Tano’ Nicotra e Santo Mazzei.

Nel periodo di “emigrazione”, i Nicotra, alleati storici di Matteo Messina Denaro, avrebbero scelto la Toscana per via di altri “amici” che già erano in zona, come hanno dimostrato le precedenti operazioni della Dda.

Nel processo Golem 2, infatti, erano scattati arresti e perquisizioni anche in Toscana. Un’operazione attuata proprio per far terra bruciata sull’estensione della rete attorno al superboss latitante Matteo Messina Denaro.

Durante il blitz del 2010 gli investigatori della polizia di Stato avevano eseguito 19 fermi emessi dalla Dda di Palermo, ed effettuato anche numerose perquisizioni e sequestri, in particolare tra Lucca e Siena. 

Anche una professionista quarantenne, originaria del trapanese, ma da alcuni anni residente nel centro storico di Lucca, era stata indagata per favoreggiamento personale aggravato dal metodo mafioso. Gli agenti della prima sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Lucca avevano perquisito l’abitazione della donna, sequestrando computer portatile e documenti.

I poliziotti avevano perquisito anche lo studio della donna a Castelnuovo Garfagnana, senza però sequestrare nulla. La professionista, nubile e incensurata, aveva legami di parentela con famiglie mafiose del trapanese e del catanese, sempre alleate di Messina Denaro.

Era stato anche chiesto il sequestro di alcune aziende che operavano nel settore della ristorazione e della distribuzione alimentare, risultate fittiziamente intestate a prestanomi di alcuni parenti di Matteo Messina Denaro e di affiliati al mandamento mafioso di Castelvetrano: che dimostrava purtroppo la continuità e la contiguità tra Matteo Messina Denaro, i suoi più fedeli collaboratori in pratica i vincenti nella lotta per il dominio di Cosa Nostra succeduti ai Corleonesi con la Toscana, e con le province di Prato, Lucca, ma in modo particolare la Versilia, Arezzo e Siena.

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