Il disastro della Moby Prince causato da una misteriosa nave

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Fu una terza nave a causare la collisione con la petroliera Agip Abruzzo che portò alla morte di 140 persone. Nave rimasta sconosciuta

E’ la Commissione parlamentare di inchiesta ad aprire nuovi scenari.

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Non sarebbe stato un errore del comandante, né la nebbia o altro fattore atmosferico a causare il disastro della Moby Prince ma una terza nave. Nave che non è mai stata identificata.

Questo è lo “scenario più probabile della tragedia” che la sera del 10 aprile 1991 costò la vita a140 persone a cui è giunta la relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul disastro navale.

Quella notte ci fu “un cambio di rotta improvviso della Moby Prince che virò a sinistra nel giro di 30 secondi a causa della comparsa di una terza nave. Una manovra di emergenza che la portò a collidere con la petroliera Agip Abruzzo”.

La commissione ha proseguito poi dicendo che “Fu una terza nave di cui non è stato possibile accertare l’identità a provocare l’incidente. ” È stabilito in maniera inequivocabile” che non ci fu alcuna esplosione a bordo della Moby Prince.

Forse un ex peschereccio battente bandiera somala, la ’21 October II’, che si trovava nel porto di Livorno per delle riparazioni. “Su questa nave abbiamo acquisito della documentazione e svolgiamo nella relazione finale delle supposizioni”. Ha spiegato il presidente della Commissione Andrea Romano.

“Siamo partiti quindi dalla situazione meteo – ha spiegato – la visibilità era buona, non c’era nebbia e le condizioni erano perfette. In quanto alla posizione della Agip Abruzzo, ci hanno aiutato documenti nuovi, in particolare le foto satellitari statunitensi desecretate nel 2018”. “Il lavoro fatto per noi da geologo ci permette di affermare con certezza che la petroliera si trovava in una zona di non ancoraggio, dove non doveva stare”. In merito ad eventuali guasti sulla ‘Moby Prince’ è stata affidata una perizia nuova al comandante Sergio Simone, esperto della Marina Militare, che permette di affermare che la nave era in piena efficienza e che non c’erano malfunzionamenti al momento della collisione.

“Per quanto riguarda l’esplosione nel locale eliche di prua – ha spiegato Romano – noi siamo ripartiti da zero con perizie svolte in coordinamento con le procure di Firenze e Livorno. Le perizie dicono che l’esplosione si produsse dopo la collisione e quindi non fu causa di quest’ultima. Ci dicono anche che i reperti che sono stati poi corrotti con tracce di esplosivo in un momento successivo”.

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