Ergastolo confermato per Alessandro Chiarelli

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Uccise l’amico a coltellate per un no al vino: ergastolo confermato
L’Aquila, 20 aprile 2024 – La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha confermato la condanna all’ergastolo per Alessandro Chiarelli , 31enne di Popoli (Pescara), reo di aver ucciso con 17 coltellate l’amico e vicino di casa Fulvio Declerch, 54 anni. Il delitto, efferato e brutale, risale al 25 novembre 2021.

Alla base del gesto, un movente futile quanto sconvolgente: una bevuta di vino negata. Chiarelli, dopo aver trascorso la serata in un bar con la vittima, si sarebbe recato a casa di Declerch per continuare a bere. Lì, al rifiuto dell’amico di offrirgli del vino, sarebbe esplosa la sua furia omicida.

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In base a quanto emerso nel corso del processo, il Chiarelli dopo essersi arrampicato sul balcone e aver sfondato la finestra dell’appartamento di Declerch, si era avventato su di lui per ben 17 volte con un coltello lungo 34 centimetri: su collo e torace i primi 6 colpi, sul volto gli altri, “quando ormai la vittima era a terra e agonizzate”. Durante la requisitoria il Pg ha ricordato. che la violenza dei colpi inferti avevano portato al taglio di parte di un orecchio ritrovato a terra dagli inquirenti. Non pago, per disfarsi del corpo, lo ha gettato nel fiume Pescara.

In primo grado, la Corte d’Assise di Pescara aveva già condannato Chiarelli all’ergastolo. La Corte d’Appello ha confermato la pena, riconoscendo le aggravanti di crudeltà, futili motivi e minorata difesa.

Il brutale omicidio di Fulvio Declerch ha sconvolto la piccola comunità di Popoli. I familiari e gli amici della vittima chiedono giustizia e che sia fatta luce sulla dinamica dei fatti.

Il caso rappresenta un monito inquietante sulla violenza che può esplodere per futili motivi, alimentata dall’abuso di alcol.

Nel corso del processo di secondo grado, l’accusa, rappresentata dal Procuratore Generale Alberto Sgambati, ha ribadito la richiesta di condanna all’ergastolo, sottolineando la gravità del delitto e la ferocia con cui è stato commesso. La difesa di Chiarelli ha invece puntato sul vizio di mente, ma la Corte non ha accolto questa tesi, ritenendo il reo pienamente capace delle sue azioni.

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