L’Ombra di Hiroshima e il Pericolo del Riarmo

Il fratello maggiore mentre porta il cadavere del fratellino al cimitero

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6 agosto 2025 – Oggi, nel 80° anniversario della tragedia di Hiroshima, il ricordo di quel fatidico 6 agosto 1945, quando l’aeronautica statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese, assume un significato particolarmente inquietante. Alle 8:15 di quella mattina, un’era di distruzione senza precedenti si apriva davanti all’umanità, un’ombra che ancora oggi si allunga sul nostro futuro.

Mentre il mondo ricorda le decine di migliaia di vittime e la devastazione che ne seguì, c’è chi, con atteggiamenti che sembrano ignorare la lezione della storia, continua a invocare il riarmo e a agitare lo spettro di conflitti globali. L’idea di un’invasione imminente, spesso usata per giustificare un aumento delle spese militari, rischia di riportare il mondo su una pericolosa china. La frase latina “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra), tanto cara a questi cosiddetti guerrafondai, sembra oggi un’anacronistica e pericolosa provocazione.

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Il dibattito sul riarmo sta, metaforicamente, avvicinando le lancette del “Doomsday Clock”, l’orologio che misura il rischio di un’apocalisse globale. All’inizio del 2025, si stima che nel mondo ci siano circa 12.241 testate nucleari. La maggior parte di queste si trova negli arsenali di Stati Uniti e Russia, che insieme detengono quasi l’88% del totale. Questo numero impressionante sottolinea una realtà agghiacciante: basterebbero solo 50 di queste testate per spazzare via ogni forma di vita sul pianeta.

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I sostenitori di politiche aggressive sembrano ignorare questa dura verità. Anche i loro rifugi antiatomici, concepiti per proteggerli da un disastro nucleare, offrirebbero solo un rinvio temporaneo. Una volta usciti, si troverebbero di fronte a un mondo di macerie, distruzione, e un ambiente irrimediabilmente contaminato da radiazioni. Le poche risorse sopravvissute sarebbero inaccessibili e letali.

Di fronte a un simile scenario, la domanda che dobbiamo porci è cruciale: vogliamo davvero che tutto questo accada? Il ricordo di Hiroshima non deve essere solo una commemorazione del passato, ma un monito severo per il presente e un impegno per un futuro in cui la diplomazia e il disarmo prevalgano sulla follia della guerra. La scelta di oggi determinerà il domani di tutti noi.

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