L’Agenra “rossa” di Ninni Cassarà

Ninni Cassarà sulle scale, tra le braccia della moglie Laura
Palermo non dimentica: trentotto anni dopo, la memoria di Cassarà e Antiochia e il mistero dell’agenda.
PALERMO – Trentotto anni fa, il 6 agosto 1985, il vice questore aggiunto Antonino Cassarà e l’agente Roberto Antiochia venivano brutalmente uccisi in un agguato mafioso che sconvolse Palermo e l’Italia intera. La città, come ogni anno, ha voluto onorare il loro sacrificio con una toccante cerimonia che si è tenuta in piazza Giovanni Paolo II. L’evento ha reso omaggio al coraggio di due servitori dello Stato, che hanno pagato con la vita il loro impegno contro la mafia.
L’omicidio, avvenuto in via Croce Rossa, segnò profondamente la storia della lotta alla mafia. Antonino Cassarà, figura chiave nelle indagini che avrebbero portato al cosiddetto “maxiprocesso”, stava rientrando a casa a bordo di un’Alfetta. Mentre si avvicinava al portone, un commando di sicari, composta da Antonino Madonia, Giuseppe Greco e Giuseppe Giacomo Gambino appostato sulle finestre e ai piani superiori dell’edificio di fronte, sparò sull’Alfetta con fucili d’assalto Ak-47. Il giovane agente Roberto Antiochia, uscito dall’auto per aprire la portiera a Cassarà, fu colpito a morte. L’altro agente di scorta, Natale Mondo, riuscì a mettersi al riparo, ma sarebbe stato ucciso dalla mafia tre anni dopo. Cassarà, ferito quasi contemporaneamente ad Antiochia, morì tra le braccia della moglie Laura e della figlia, accorse sul balcone dopo aver udito gli spari.
A distanza di quasi quarant’anni, l’omicidio di Cassarà e Antiochia rimane una ferita aperta, anche a causa del mistero che avvolge la scomparsa dell’agenda “rossa” del vice questore. Proprio come nel caso del giudice Paolo Borsellino, l’agenda in cui Cassarà annotava i dettagli più importanti delle sue indagini, incluse le ramificazioni politiche e istituzionali di Cosa Nostra, è sparita dalla sua casa subito dopo l’agguato. La sua perdita, ancora inspiegabile, ha privato gli investigatori di indizi cruciali, lasciando aperti molti interrogativi.
Il ricordo di Cassarà e Antiochia continua a essere un faro di integrità e dedizione. Il loro sacrificio rimane un monito costante e un’ispirazione per le nuove generazioni, dimostrando che l’impegno per la legalità e la giustizia non si ferma neanche di fronte alla violenza più brutale. La loro memoria è il simbolo di una battaglia che continua, ogni giorno, per un futuro libero dalla mafia.