Il macabro racconto di lucida follia di Davide Fontana

Tempo di lettura 4 minuti

di Daniele Vanni

“Dopo le martellate, per non farla più soffrire, l’ho sgozzata… Ho gettato la pelle con i tatuaggi nel wc …”

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Il racconto di Davide Fontana, la confessione choc dell’omicidio Carol Maltesi riportata da Quarto Grado, mette angoscia, brividi, inquietanti interrogativi anche a chi da sempre si occupa di crimine!

Qualcosa viene dalla spettacolarizzazione di un gesto che dovrebbe ripugnare a chiunque appartiene al genere umano. Un po’ per la lucidità del racconto, che con la lucidità, cioè con la razionalità, proprio non ha nulla a che vedere. L’insieme dà un senso di degrado che sconcerta.

“Sgozzata dopo martellate? Un atto di pietà, poi ho gettato i pezzi di pelle tatuata nel water…”

Dice che non poteva accettare di vivere senza di lei, Carol Maltesi, la 26enne, nota anche come Charlotte Angie, che pure condivideva, senza alcune gelosia, almeno così afferma con molti altri, come risulta dalla confessione resa agli inquirenti, riportata da Quarto Grado: “Durante la nostra storia, Carol ha continuato a frequentare altri uomini. Era lei stessa che me lo diceva. Io accettavo perché avevamo una relazione molto aperta e ho continuato ad avere rapporti sessuali con lei anche dopo la fine della nostra storia”, racconta il bancario. Poi ha parlato dei due video che dovevano realizzare, “il secondo molto più violento”. Non il primo.

“Nel corso del primo video, che ho registrato con il mio iPhone e che non ho mai cancellato, ho fatto una scena di sesso non violenta. Poi ci siamo recati al primo piano della sua abitazione, in camera da letto, dove è installato un palo da lap-dance”. A quel punto ha legato Carol Maltesi, completamente nuda, al palo “con del nastro telato nero e un sacchetto di plastica nero sulla testa”.

Per il secondo video, Davide Fontana ha slegato Carol Maltesi dal palo. “L’ho sdraiata a terra a pancia in su e le ho legato nuovamente i polsi alla base del palo. Le ho legato anche i piedi. Ho poi preso un martello e ho iniziato a colpirla su tutto il corpo, non forte, partendo dalle gambe in su”, ha proseguito nella impressionante confessione choc riportata da Quarto Grado. Il 43enne non riesce a spiegarsi cosa sia successo dopo: “Quando sono arrivato verso la testa ho iniziato a colpirla forte, non so bene il perché”. E tiene anche a precisare che quella scena era programmata! Non quello però che è accaduto. “Non so che cosa sia successo. Lei si muoveva con la testa ed io continuavo a colpirla, ma non so bene dove perché aveva il sacchetto. A questo punto, resomi conto di cosa avevo fatto, le ho tolto il cappuccio e credo che fosse morta, perdeva molto sangue”. A quel punto ha deciso di tagliarle “la gola con un coltello da cucina a lama liscia”. Quando ha descritto come l’ha sgozzata, ha spiegato perché lo ha fatto: “Mi è sembrato che fosse un atto di pietà. Vedevo che stava soffrendo e ho concluso le sue pene tagliandole la gola. Sono stato mezz’ora a guardarla e poi sono tornato a casa mia”.

“PEZZI DI PELLE TATUATI GETTATI NEL WATER…”

Quindi, Davide Fontana ha comprato un’accetta e un seghetto da metallo: “Il giorno successivo mi son recato a casa sua, dopo l’orario di lavoro. L’ho slegata dal palo, le ho tolto tutti i pezzi di nastro dal corpo e ho iniziato a depezzarla”. Il racconto dell’omicidio di Carol Maltesi, riportato da Quarto Grado, è ricco di dettagli choc. “Credo di avere impiegato un’ora e mezza. Ho inserito i vari pezzi del corpo in cinque sacchi neri e li ho lasciati nella camera da letto. Non ho provveduto a pulire”. A proposito dei tatuaggi, invece, ha spiegato: “Dal corpo ho asportato la pelle di parte del gluteo, parti delle cosce in corrispondenza dei tatuaggi. Ho fatto questa cosa per renderla non conoscibile. Ho gettato questa pelle nel water della casa di Carol”. L’uomo ha poi spiegato di aver caricato i sacchi il 20 Marzo a bordo della Fiat 500 di Carol. “Ho raggiunto la località Paline, mi sono fermato in piazzola, ho lanciato i sacchi giù dalla scarpata e me ne sono andato”. Nel corso della sua confessione ha precisato anche di aver usato il cellulare della donna dopo averla uccisa, come peraltro emerso dal racconto del papà della vittima. “Vi ho raccontato tutto questo perché volevo togliermi questo peso e dire la verità”, ha concluso.

Non pensiamo che a raccontare tanta follia omicida ci si possa togliere dei pesi!

Anche perché non c’è segnale né di vera pietà, di ripulsa, né del male fatto, ma, almeno seguendo il racconto raccapricciante, solo volontà (anche qui con una sconcertante, infantile o qualcosa di peggio, volontà di farla franca!!) di coprire e nascondere il delitto.

Un segno dei tempi?

Viene alla mente la storia riportata da alcuni siti americani di un delitto avvenuto poco dopo il 2012 quando fu introdotto Siri, l’assistente virtuale sviluppato da Apple.

Durante il processo, l’imputato, Pedro Bravo, dopo aver ucciso per gelosia l’amico e compagno di stanza, Christian Aguilar, 19 anni, che era diventato il maggior competitore per la “conquista” di una ragazza di cui si erano invaghiti entrambe, Erika Friman, 20 anni, avrebbe chiesto al proprio iPhone consiglio su dove nascondere il cadavere!! Tecnologicamente allucinante!

Una domanda del tipo:

“Ho bisogno di nascondere il corpo del mio coinquilino”.

E la presunta fredda risposta di Siri: “Che tipo di posto stai cercando? Paludi, bacini idrici, fonderie di metalli, discariche?”.

In un mondo civile, la confutazione, sarebbe stata: un uomo non può arrivare a tanto!

Invece, la difesa con il detective Matt Goeckel si appellò al fatto che l’imputato possedeva solo un iPhone 4 e che Siri non aveva ancora raggiunto tali capacità!!

E poi la domanda era mal posta perché Bravo e Aguilar non erano coinquilini!!

Pedro comunque, aveva sedato Christian con un cocktail di farmaci, prima di strangolarlo e seppellirlo semplicemente in un boschetto fuori Gainesville, in Florida.

Le immagini di una videocamera di sorveglianza di un negozio mostrarono con quale glaciale freddezza il ragazzo fosse andato a comprare la pala, il nastro adesivo, le bende e i sonniferi, una sola notte prima dell’omicidio. Il tutto accompagnato dall’amico, ignaro dei suoi piani!!

Ci vollero 22 giorni di ricerche per ritrovare il corpo di Christian: un cacciatore che si aggirava nel bosco avvertì prima un forte odore e poi intravide la testa di Christian che era dissepolta forse da un animale.

Esito del processo:ergastolo.

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