Massa: due arresti per sfruttamento della prostituzione di 14 almeno donne

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di Daniele Vanni

I Carabinieri della sezione operativa della compagnia di Massa, nel dubbio, hanno tratto in arresto due persone che, allo stato, sono indagate per sfruttamento e favoreggiamento delle attività di meretricio.  Tutto questo dopo accurata indagine, per disarticolare un sodalizio criminoso dedito proprio a queste attività, da sempre molto redditizie, questa volta esercitato nel capoluogo massese.

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L’attività investigativa, coordinata dal PM dott.ssa Clarissa Berno della locale Procura della Repubblica, dopo aver osservato (anche se è un mestiere antico, ti pare che non finiva nel Web??!) alcuni annunci pubblicati su di un noto sito Web di incontri. Questi verso un locale situato in un quartiere residenziale e tranquillo della frazione di Marina di Massa che, già in passato, era noto alle cronache per essere stato un club frequentato da coppie di scambisti. L’indagine ha consentito di evidenziare come, nel frattempo, la struttura avesse mutato i propri fini, diventando un vero e proprio luogo di esercizio della prostituzione da parte di diverse donne, tutte gestite e controllate da una coppia residente in provincia di La Spezia.

Questo il modus operandi degli indagati: in primo piano una giovane donna, originaria dell’Est Europa, che aveva il compito di ricercare e selezionare le donne da avviare alla prostituzione e ne gestiva quotidianamente le attività di meretricio, che, con il concorso del compagno italiano, provvedeva a perfezionare gli annunci degli incontri di natura sessuale a pagamento sui diversi siti per adulti e, al contempo, gestiva l’accesso dei clienti alla struttura, che ottenevano specifiche indicazioni per raggiungere il luogo dove avrebbero consumato i rapporti sessuali e i relativi importi delle prestazioni.

Le donne sfruttate, 14 quelle finora identificate, di diversa nazionalità ed età, ma in prevalenza italiane. In alcuni casi, i militari hanno accertato che vivevano uno stato di necessità e bisogno, tanto da essere costrette a prostituirsi anche per un’esigua somma di denaro, mentre il grosso dei proventi corrisposti dai clienti, pari anche al cinquanta per cento del totale, veniva trattenuto a fine serata dalla “maitresse” e dal suo compagno.

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