Omicidio Angela Avitabile a Rimini, il marito divorato da gelosia ossessiva: “Non volevo uccidere mia moglie”

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di Daniele Vanni

Si è parlato di depressione ed anche di bipolarità. Quel che è certo che Raffaele Fogliamanzillo, due notti in carcere ed oggi la presenza davanti al Gip del tribunale di Rimini per l’udienza di convalida, aveva un’ossessione precisa: quella del tradimento della moglie. E forse ripeterà la sua verità su quella lite con la moglie Angela Avitabile culminata in un delitto, di cui lo stesso 62enne, originario di Torre Annunziata, si è dichiarato responsabile. “L’ho uccisa perché mi aveva dato del ‘cornuto’, mi tradiva da nove anni” così ha raccontato Fogliamanzillo agli inquirenti.

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E i segnali che non si trattasse di normale gelosia, c’erano stati, eccome!

Il marito, che di questo “male” doveva soffrire da tempo, adesso sospettava che la moglie, con la quale era sposato da quarant’anni, avesse un flirt clandestino con un altro uomo più giovane di lui, il fratello del genero. Un primo campanello d’allarme, per chi lo avesse voluto ascoltare, c’era stato il 30 settembre scorso, quando la futura vittima aveva chiamato i carabinieri, lamentando di essere stata aggredita. Alla fine di febbraio la donna si era presentata nuovamente dai militari dell’Arma per presentare denuncia per minacce. Nei confronti del 62enne era stato aperto, d’ufficio, un fascicolo per maltrattamenti in famiglia e il 4 aprile scorso la donna era stata sentita dai militari, ai quali però aveva confermato che da allora il marito non si era più reso protagonista di episodi di aggressività.

Invece, come ogni vulcano attivo, anche se silente, ecco l’ennesimo litigio: simbolicamente scoppiato in casa della figlia e del genero e con un simbolo, questa volta omicidiario, di un delitto, commesso addirittura con un coltello a serramanico che a Fogliamanzillo era stato regalato proprio dalla moglie e che il marito, evidentemente portava con sé.

Come in un incubo dal quale il marito ossessionato dalla gelosia si è svegliato,

quando ricevuto la visita in carcere del suo legale, l’avvocato Viviana Pellegrini. “Angela è morta per davvero?” ha chiesto alla professionista. Lui stesso avrebbe poi raccontato agli inquirenti ed alla sua avvocata, di non sapere cosa gli fosse passato per la testa in quel momento, di aver sperato che la moglie non fosse morta, che se potesse tornare indietro non l’avrebbe ammazzata di certo.

Perché ora la sua ossessione è crollata. Un’ossessione senza fondamento, legata alla patologia di cui soffriva: una sindrome ansiosa-depressiva, forse qualcosa di più, disturbi per i quali l’uomo era seguito dal centro di igiene mentale di Rimini e per i quali assumeva farmaci.

L’inchiesta è coordinata dal Sostituto procuratore Paolo Gengarelli. Fogliamanzillo sarà sottoposto a una perizia psichiatrica.

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