Scarcerati i tre familiari indagati per l’anziano morto nel pozzo
di Daniele Vanni
Il Gip dispone l’obbligo di dimora e di firma
Escono dal carcere i tre indagati per la morte di Giuseppe Pedrazzini, 77enne trovato in un pozzo di oltre 5 metri, vicino alla loro casa di Toano (Reggio Emilia) la sera dell’11 Maggio.
Il Gip ha applicato al genero Riccardo Guida, alla figlia Silvia Pedrazzini, alla moglie Marta Ghilardini, la misura cautelare dell’obbligo di dimora e di firma.
Secondo i loro difensori, avvocati Ernesto D’Andrea e Rita Giglioli. “Non ci sono indizi”. Forse questa dichiarazione sta a significare che nulla è emerso dall’autopsia? Cioè che non ci sono segni di una morte violenta?
La Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, aveva chiesto la custodia in carcere. Il giudice ha rigettato per i reati di omicidio e sequestro di persona, mentre ha disposto la misura per soppressione di cadavere.
I tre risultano indagati anche per truffa, in relazione al percepimento della pensione dell’anziano parente, nel periodo in cui era scomparso. Il che farebbe supporre che il Pedrazzini potrebbe essere deceduto di morte naturale ed i familiari, che i parenti dicono in gravi difficoltà economiche, potrebbero aver pensato di far sparire il cadavere per continuare a riscuotere la pensione dell’anziano che costituiva un’entrata insostituibile. Ma bisognerà attendere ancora del tempo per avere sicurezze.
Nel corso dell’udienza davanti al Gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e la figlia ha fatto alcune dichiarazioni “per chiarire un’intercettazione ambientale”, ha spiegato il difensore. La moglie ha l’obbligo di dimora nel comune di Toano, mentre figlia e genero a Taranto, dove hanno una casa: dovranno presentarsi quotidianamente a firmare negli uffici della polizia giudiziaria.
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