Blitz a Milano: una delle armi sequestrate usata per l’omicidio Carbone

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Di Daniele Vanni

Una colluttazione e 8 spari: così fu ucciso Donato Carbone, l’usuraio di 63 anni, ucciso davanti al box di casa sua a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, il 16 ottobre 2019.

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La pistola utilizzata per l’omicidio era stata fornita dal gruppo criminale arrestato oggi in Lombardia per vari reati, tra cui traffico di armi e droga.

L’indagine dei carabinieri del Comando provinciale di Milano, infatti, ha consentito di individuare la responsabilità nel reperimento e nella cessione dell’arma utilizzata.

Il piano, confessò il killer davanti ai giudici, era che l’omicidio avvenisse per strada o dal benzinaio, perché il colpo di grazia voleva darglielo Leonardo La Grassa, il presunto mandante. Le cose andarono però in modo diverso. Era il 16 ottobre 2019, quando Edoardo Sabbatino, a bordo di un’auto rubata, seguì la vittima nella discesa verso il suo box a Cernusco. A quel punto scese e fece quello che c’era da fare, ma non senza qualche intoppo. Aveva impugnato la pistola russa con il silenziatore, ma Donato Carbone, il 63enne oggetto della spedizione punitiva, se ne accorse. Ci fu una breve colluttazione, Sabbatino ricevette un pugno in volto che fece volar via anche i suoi occhiali e si rese conto che la pistola si era inceppata dopo i primi tre colpi partiti. Aveva però anche un’altra arma, una Beretta, e fu con con quella, impugnata con la mano sinistra, che sparando otto colpi finì la vittima designata.

Lo scorso Giugno la condanna del 58enne Sabbatino (incastrato anche dalle tracce di Dna rimaste sotto le unghie di Carbone) all’ergastolo come esecutore materiale, insieme al complice sulla scena del delitto il 41enne Giuseppe Del Bravo. Mentre a La Grassa, 72 anni, che fino alla fine ha negato ogni responsabilità, la Corte d’assise ha attribuito comunque il ruolo di mandante con relativa condanna al carcere a vita.

Perché venne ucciso Carbone? Nemmeno il killer ha detto di aver ricevuto indicazioni precise in proposito. È certo che per tanti anni Carbone e La Grassa, quest’ultimo sulle spalle varie condanne e anni di carcere, erano stati molto amici. Poi per qualche ragione i rapporti si erano raffreddati fino all’odio, forse per motivi legati all’attività di usuraio di Carbone.

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