Bologna, omicidio al veleno: chiesto l’ergastolo per Asoli

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Di Daniele Vanni

“Premeditò l’omicidio del patrigno, non riuscì a uccidere la madre. Bugiardo e manipolatore, va condannato”: queste le parole, pesanti assai più di un macigno, della Pm Poggioli al processo per l’uccisione del patrigno ed il tentato assassinio della madre, per motivi “abietti” e “con premeditazione”.

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Quindi, secondo le conclusioni del Pm Rossella Poggioli, Alessandro Leon Asoli, il ventunenne accusato di avere avvelenato la madre e il marito con del nitrito di sodio aggiunto alle pennette al salmone, il 15 aprile 2021 a Ceretolo di Casalecchio, va condannato all’ergastolo 

Per omicidio pluriaggravato, con otto mesi di isolamento diurno, e a 18 anni per quello tentato. Così ha richiesto alla Corte d’Assise di Bologna riunita per giudicare .

L’uomo, Loreno Grimandi, 56 anni, morì tra atroci sofferenze. La madre si salvò perché toccò appena la cena, a causa, disse, del sapore troppo salato. Il giovane la aggredì, ma fuggì all’arrivo dei carabinieri, allertati da una vicina spaventata dalle urla.

Per la Procura, il movente di quel gesto sarebbe stato duplice: da un lato, la volontà di “liberarsi da genitori che ultimamente erano diventati pesanti – afferma in aula la pm –. La madre, con cui era legato da un rapporto di amore-odio, insisteva perché lui studiasse o trovasse un lavoro, cose di cui lui invece non voleva sapere. Il patrigno invece, prendeva le difese della moglie quando il ragazzo la offendeva”. Dall’altro lato, lo avrebbe spinto “l’ossessione per i soldi” emersa da alcune chat con amici analizzate dagli inquirenti e dalle ricostruzioni di alcuni testimoni sentiti in aula; così il ragazzo avrebbe sperato di “mantenersi con i soldi che avrebbe ereditato dalla morte dei coniugi, non avendo voglia di lavorare e aspirando a ricevere una ’grossa eredità’” come lui stesso avrebbe detto a uno degli psichiatri che, nel tempo, lo avevano seguito.

Per quanto riguarda la premeditazione, Asoli, già ai primi di aprile avrebbe cercato online informazioni su nitrito e altri veleni; avrebbe in più eseguito “finte” ricerche online al femminile (“mio figlio si vuole suicidare e voglio farlo con lui”) per fare ricadere la colpa sulla madre, sostiene la Procura. E nessun vizio di mente: è stata eseguita solo la perizia del consulente della difesa, dottor Ariatti, che ha riscontrato un disturbo della personalità borderline che potrebbe portare a un vizio parziale di mente; “ma questo si discosta da quanto stabilito dai colleghi psichiatri” che seguirono il giovane in precedenza, sottolinea la Pm. Secondo questi ultimi, “Leon è un bugiardo, porta una maschera e nasconde la sua vera personalità aggressiva; lo fa in modo consapevole, per manipolare e ingannare le persone dando di sé l’immagine del ’bravo ragazzo’”.

Il giovane non ha mai confessato l’omicidio: ha ammesso di avere aggredito la madre dopo la morte del patrigno, in preda allo choc, e di avere comprato il nitrito con l’intento di uccidersi. “Ma lei non aveva un movente – ancora la Procura – e se lui avesse voluto uccidersi avrebbe mangiato la pasta avvelenata o ingerito la sostanza: il suo unico trauma, quella sera, fu vedere che sulla madre il nitrito non aveva effetto”. Perciò, conclude, va condannato. In aula, il padre biologico di Leon una volta udita la richiesta si è alzato ed è uscito. Anche le parti civili (oltre alla madre di Asoli, quella di Grimandi e due cugini dell’uomo) hanno chiesto la condanna. La parola passa ora alla difesa.

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