Switch off in Toscana:

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Di Daniele Vanni

Appello di Ast alle istituzioni perché siano salvaguardati l’occupazione dei giornalisti e il lavoro professionale

Appello importante, ma avrà efficacia? contro questi cambiamenti, che, ci auguriamo di sbagliarci, cancelleranno molte voci locali, quello dell’Associazione Stampa nel quale si legge: “Entro il 9 Giugno 2022 tutte le emittenti locali della Toscana cambieranno frequenza di trasmissione (il cosiddetto “refarming”) per consentire anche qui l’assegnazione delle frequenze al 5G. La road map è già stabilita: si comincia a nord, nella provincia di Massa Carrara e si proseguirà fino ai primi di giugno. Si tratta di una rivoluzione vera e i rischi di “tenuta” del sistema sono evidenti. Ogni emittente avrà, anno per anno, una “zavorra” enorme nei propri conti da ammortizzare velocemente. Ma il timore è che i nuovi costi possano scaricarsi sull’occupazione, in particolare quella giornalistica, già sottoposta a un precariato insopportabile e ormai non più accettabile”.

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Quindi anche per l’AST i rischi di tenuta sono “evidenti” ed allora perché andare in questa direzione?

Seguiamo ancora il comunicato-appello: “Cosa cambia per il telespettatore? Dovrà risintonizzare la propria tv e troverà i canali in un altro ordine. È probabile che nei primi tempi ci siano situazioni incerte dal punto di vista tecnologico. Da Gennaio 2023 poi cambierà anche lo standard di trasmissione con il passaggio ulteriore al DVB-T2. L’ordine dei canali resterà invariato, ma sarà necessario risintonizzare ancora la tv. A quel punto gli apparecchi più vecchi non potranno più ricevere il segnale senza un decoder adatto.”

Ed eccoci come, se non bastasse il precedente, le vere dolenti note e …insopportabili spese!

“Cosa cambia per le emittenti televisive? Praticamente tutto. Dovranno dismettere tassativamente tutti i loro impianti di trasmissione (finora erano “operatori di rete”, ora non lo saranno più). Da un lato quindi ci sarà una perdita consistente di valore societario, dall’altro, per le tv a diffusione regionale, sarà necessario “affittare” la banda e la capacità trasmissiva dall’unico soggetto operante in Toscana, EI Towers. Tutte le tv principali hanno richiesto una banda utile per la trasmissione in alta definizione (3Mbps), anche se nella prima fase (in attesa del DVB-T2 ci saranno limitazioni forzate della banda). I costi per l’affitto si aggirano intorno ai 150mila euro l’anno a cui va aggiunta la spesa per la connessione diretta e “ridondante” a Lissone (sede di EI Towers). Ogni anno, in partenza, ci saranno dunque costi enormi per gli editori (circa 200mila euro)”.

Ed ecco l’appello finale, al quale aggiungiamo noi una domanda: perché tutte le emittenti (toscane, in questo caso) dovranno passare attraverso un unico soggetto operante a Lissone che se non sbagliamo è in Lombardia? E prendiamo da Wikipedia: “EI Towers S.p.A. è una società per azioni italiana che opera nel settore delle telecomunicazioni.

È proprietaria dell’infrastruttura di rete necessaria alla trasmissione del segnale del Gruppo Mediaset, di cui faceva parte, tramite 1700 torri, ma svolge servizi anche per altri operatori radiotelevisivi e di telecomunicazione mobile”?

L’appello che l’Associazione Stampa Toscana rivolge alle istituzioni, è quello di tenere in considerazione il lavoro svolto sui territori dalle emittenti capaci di svolgere un’attività altamente professionale, che hanno dipendenti giornalisti, operatori e altro personale. E far sì che, a fronte di un servizio molto più oneroso, si facciano scelte mirate a privilegiare la qualità del prodotto, l’affidabilità degli interlocutori e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Evitando l’informazione “fai da te”, soprattutto veicolata sui social, con una commistione inammissibile, in un settore così delicato, tra volontariato e lavoro giornalistico.

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