La Ministra Cartabia dispone accertamenti sul femminicidio di Bologna

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L’avevamo in qualche modo anticipato, parlando di analogie, assai lontane in verità, con il caso di Genova. Là, la famiglia si era appellata, inutilmente e più e più volte, ad istituzioni sanitarie e dell’ordine pubblico per fermare la follia di un figlio. Qui, a Bologna, una donna, assai più anziana dell’ex compagno (meno della metà degli anni) aveva addirittura denunciato l’ex, modello e giocatore di calcio (aveva giocato anche nel Gavorrano di Grosseto) per stalking e persecuzione. Anche qui non erano state prese misure per bloccare l’individuo che poi ha ucciso Sandra a martellate. Si dirà, anche qui, che è stato fatto tutto il possibile, di quanto consente la legge.

Allora la legge va cambiata. Perché se una donna (ma ci sono stati anche casi di maschi perseguitati da donne, in vero casi molto più rari) arriva a denunciare una violenza fisica o morale: delle due l’una: o è una mitomane, ed allora ne deve subire le conseguenze, per la calunnia o la diffamazione o i fatti vanno riscontrati subito, non con i tempi dei processi italiani, e l’individuo fermato. I mezzi, anche elettronici, oggi non mancano.

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Il Ministro della Giustizia Marta Cartabia ha comunque disposto accertamenti in merito al femminicidio di Bologna, dove la 56enne Alessandra Matteuzzi è stata massacrata di botte e martellate dall’ex fidanzato 27enne Giovanni Padovani. La Cartabia ha chiesto agli uffici dell’ispettorato di “svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all’esito, valutazioni e proposte”. L’iniziativa è stata presa a fronte delle ricostruzioni di stampa sul caso. E speriamo che serva d’esempio il caso Giovanni Padovani.

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