Ancora su Liliana Resinovich

Tempo di lettura 3 minuti

Liliana Resinovich, dopo la deposizione dell’autopsia, non è che il giallo di Trieste sembra ancora più ingarbugliato. Resta così: Omicidio o suicidio? Per stabilirlo, la procura si deve a nostro pare, giocare almeno tre carte:

il Dna vegetale, l’analisi sui due telefoni cellulari della vittima, l’esame del liquido contenuto nella bottiglietta che era accanto al cadavere, scoperto il 5 Gennaio nel boschetto dell’ex Ospedale Psichiatrico. Ed anche considerare questo luogo topico per Basaglia e la famigerata (per il carico …scariacto sulle famiglie!) dalla Legge 180 che d’ambleè aboliva la pazzia. Così come fecero i Rivoluzionari il 14 Luglio 1789 quando alla Bastiglia trovarono confusi assieme: criminali comuni, “politici” (diversi da quelli di oggi che vanno raramente in prigione e se vi capitano, pochissimo vi restano) e malati mentali che lì davvero non dovevano essere!

Pubblicità

L’inchiesta – aperta il 14 Dicembre 2021 per sequestro di persona – è tuttora senza indagati.

Dna vegetale

Si cerca ancora, sotto le suole delle scarpe di Lilly. Ma che cosa si intende per Dna vegetale? È l’identificazione della pianta o del gruppo di piante attraverso il Dna. Per ora i risultati sono parziali. Ha scritto il 27 aprile la procura: “Sembra plausibile che il materiale aderente alle scarpe, in particolare quello della scarpa destra, sia stato raccolto dalla Resinovich Liliana sul lastricato pedonale che costeggia l’ultimo tratto di vie Weiss, prima dell’imbocco al sito di ritrovamento. Dirimente la presenza di una samara di acero aderente alla parte anteriore della suola, che per aderire deve essere stata calpestata su una superficie rigida, come ad esempio quella della pietra del camminamento a fianco di via Weiss. Così vale per altri frammenti dei reperti, come l’ala del frutto di tiglio”. Anche se “elementi di incertezza sono legati al cattivo stato di conservazione di alcuni frammenti vegetali, che tolti dalla scarpa sono stati messi in una provetta umida, e non hanno mantenuto la forma originale”. Per questo “ulteriore conferma potrebbe essere ricercata con l’utilizzo di tecniche molecolari (DNA vegetale) per stabilire con maggior confidenza l’attribuzione alle specie presenti in loco”.

Il Dna funziona come un complesso codice a barre. E ci dovrebbe dire che suoli, con una componente inorganica, fatta da granelli di sabbia, matrici di sasso, e la parte biologica, frammenti di piante o animali, appunto, Liliana ha calpestato per sapere dove era nelle tre settimane, tra la scomparsa ed il ritrovamento del suo corpo.

Il liquido in bottiglia

Sarà analizzato anche il liquido contenuto in una bottiglietta di plastica trovata accanto al cadavere nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. L’11 Febbraio la Scientifica di Milano aveva avviato accertamenti tecnici non ripetibili di natura biologica sui reperti sequestrati, tra questi anche un guanto nero, un mazzo di chiavi – di scorta, non quelle che Lilly usava abitualmente, contrassegnate da una L blu, e ancora un cordino, una mascherina chirurgica, i sacchetti di plastica che avvolgevano il corpo e quelli che chiudevano la testa, con lo spago. Ma anche dirci perché quella bottiglia era lì. Portata da Lilly?

Telefoni cellulari

Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope e avvocato di Sergio Resinovich, fratello di Liliana, si aspetta di capire molte cose dall’analisi dei due cellulari della vittima. “Finalmente entriamo in questi telefoni – ha dichiarato il legale a Chi l’ha visto? – . Vediamo con chi chattava Liliana, cosa c’è nella memoria, se sono stati cancellati dei dati, se ci sono navigazioni particolari. Cosa importante, i cellulari ci possono descrivere gli ultimi giorni, il modo di vivere, le relazioni”.

Resta un dato di fatto: i cellulari – un iPhone nero della Apple modello XS Max con cover di colore azzurro e un Samsung Galaxy – verranno sequestrati dalla polizia solo il 23 Dicembre, 9 giorni (troppi) dopo la scomparsa della 63enne. Il 27 aprile la procura di Trieste conferisce l’incarico a un perito, “dovendo procedere ad accertamento tecnico non ripetibile relativo effettuare l’analisi dei telefoni cellulari di Resinovich Liliana”. Che è scomparsa 4 mesi e mezzo prima.

L a cosiddetta: autopsia psicologica

Una carta di riserva, perché fin qui si è parlato tanto, soprattutto televisivamente, ma i è costruito molto poco, sarà quello che è possibile ricostruire psicologicamente

Ci sta lavorando Gabriella Marano, che scrive di Lilly: “Persona dignitosa, riservata, silenziosa, in equilibrio, che mal si attaglia con l’idea di un gesto estremo, realizzato, tra l’altro, con modalità eclatanti e rumorose. Lilly non aveva voglia di morire, anzi stava per andare verso una nuova stagione di vita. Ed è in mezzo a questi due fuochi che è custodito il grimaldello che aprirà le stanze della verità”. Spiega al telefono la professionista: “Dopo mesi di lavoro, mi sono convinta che non sia un suicidio”. E tutti ripetono: non era depressa. Però nelle foto, nei filmati alle strette del marito, – è sempre lui che si fa avanti! – lei sembra schernirsi. Ritrosamente sembra tirarsi indietro quando lui la stringe o la bacia. Quando lui la fa protagonista di filmati che dovrebbero essere poetici o sognati, lei sembra sottoporvisi per far piacere, ma senza trasporto. Ma naturalmente la Criminologia non può procedere con l’individuazione di nibbi, nelle vesti dipinte da Leonardo!

CONDIVIDI
  • https://securestreams3.autopo.st:1369/stream
  • Radio Caffè Criminale ON AIR
  • on air