Giorgio Castriota

Tempo di lettura 2 minuti

Di: Andrea Faiello.

Giorgio Castriota, eroe nazionale della comunità albanese d’Italia.

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Molti discendenti portano Lo Stesso cognome e da ultimo sono assurti agli onori dei rotocalchi.
Non faremo nomi e neppure cognomi anche perché basta digitare su google per risalirvi.

Troppo spesso il “mito “ sostituisce e si sovrappone alla realtà! Senza voler alludere a tutti i discendenti o presunti tali di Giorgio Castriota, osannato addirittura come un “angelo protettore “ nelle leggende popolari e nell’epica orale tramandata nel paese abruzzese di Montegiffoni ho rintracciato segni di questa vera e propria venerazione con chiese sia di rito ortodosso che “cattolico/bizantino “ dedicate a San Giorgio che sconfigge il Drago e associato all’eroe “ laico” che con un solo fendente si vantava di tagliare la testa a un malcapitato cavallo…
Questo mito è resistito fino a poco tempo fa ( almeno fino a che la memoria orale è stata sostituita purtroppo dai mass media) e sopravviveva almeno fino agli inizi del secolo scorso ( il 900) quando i Savoia, spinti a dare “ nuovo sangue “ alla loro discendenza decisamente rachitica ( l’ultimo vero Re: “ Sciaboletta “ era affetto da tale malformazione) decisero di imparententarsi con la figlia del Re d’Albania Nicola II:Elena del Montenegro al cui seguito la Corte Romana fu invasa da “ nobili balcanici “ che misero più volte in seria difficoltà l’ambiente e il cerimoniale dei Savoia, con frequenti duelli all’arma Bianca ma anche con più sbrigative scazzottate negli ambienti delle Accademie militari e le ancora più imbarazzanti ubriacature dei “ principi di casa reale “ d’oltre Adriatico “ che tanto davano da fare ai Ligi Carabinieri addetti alle “ loro Auguste Persone “.
Fu del resto il Suocero di Vittorio Emanuele III : Nicola II a proteggerlo quando, trovandosi a fianco a lui nella Carrozza Reale , il 30 luglio 900 l’Anarchico Bresci con un colpo di rivoltella pose fine alla vita di suo Padre Umberto I che l’Agiografia descrisse come “ Re buono “ mentre egli fu il responsabile degli eccidi di Bava Beccaris e della figuraccia internazionale di Adua.
Alla fine per tornare a noi è vero che “ tra moglie e marito non mettere il dito “ e il matrimonio tra “Curtatone e Montanara” come malignamente fu definita la coppia reale dai “
Parenti serpenti “ che anelavano come i Duchi di Aosta, non tanto segretamente alla successione in mancanza di eredi validi, fu felice e il rachitico Re cercava di non accostarsi troppo nelle foto e nei primi “ film Lumiere con la spilungona Elena.
( ma non c’era Fb o WATSUP e neppure la televisione, mentre i giornali erano facilmente censurabili.)
Ai nostri fini interessa riflettere sul fatto che una Dinastia di “Briganti di passo” , a scanso dell’ aureola leggendaria , sia in tempi remoti (1400) che in tempi relativamente recenti siano assurti a imparentarsi con le grandi Corti Europee ( che pure ad onor del vero avevano chi più e chi meno i loro nascosti o palesi “ scheletri nell’armadio “) e a creare addirittura una loro personale “ immagine mistica “ Che perdura ancora oggi nell’Epica popolare delle Comunità Albanesi specie del Sud Italia ( Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise, Marche e Puglia)

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