Rancilio, l’impero immobiliare, il tragico sequestro, la morte della figlia

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Augusto, il fratello di Fiorenza trovata oggi cadavere, pare per un colpo alla testa, morì al termine di un rapimento organizzato da un gruppo di calabresi di Buccinasco nel 1978, ai quali si era ribellato.

Il padre Gervaso, autore della fortuna della famiglia e che aveva costruito interi quartieri dell’hinterland milanese, dopo il blitz in cui venne sequestrato il figlio, aveva deciso di andare comunque a lavorare e aveva annunciato: «Troppi debiti con le banche, non pagherò alcun riscatto!»

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Tutto pare girare attorno all’appartamento di via Crocefisso, nel cuore di Milano, dove abitava la famiglia di immobiliaristi italo-francesi, perché i Rancilio avevano fatto fortuna anche in Francia.

Attorno a questo appartamento erano stati operati dei sopralluoghi, si seppe poi, del collaboratore di giustizia Saverio Morabito, per capire se quell’abitazione nel centro città potesse essere il luogo migliore per rapire il rampollo. Che poi si decise di lasciar da parte, perché la via era troppo stretta e a senso unico. Così la banda optò su un cantiere edile a Cesano Boscone. Era Lunedì 2 Ottobre 1978. Un gruppo di calabresi perlopiù abitanti a Buccinasco, presero Augusto Rancilio, lo portarono in un box a Buccinasco, e poi lo trasferirono in una cascina tra Nerviano e San Giorgio sul Legnano, a nord ovest di Milano. Infine il viaggio verso la più sicura Calabria

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Alcuni tra gli ideatori del rapimento conoscevano la famiglia Rancilio, perché, stranamente, uno di loro aveva in locazione da loro un immobile adibito a deposito per mobili, ed un secondo abitava in una loro casa.

Comunque Rancilio, il patròn della Famiglia dichiarò subito che non aveva i soldi per pagare e che sarebbe tornato il giorno stesso in cantiere per pagare i debiti che aveva con le banche.

Il sequestro si concluse nella maniera più tragica: Augusto venne infatti ucciso dai suoi carcerieri in un tentativo di fuga. Il suo corpo non è mai stato trovato.

Daniele Vanni

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