Omicidio Vanessa Ballan, il figlio che aspettava non era di Bujar Fandaj

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È l’esito del test di paternità dopo l’autopsia sul corpo della giovane mamma che era incinta del secondo figlio quando è stata uccisa.

Non era di Bujar Fandaj il figlio che Vanessa Ballan stava aspettando quando è stata uccisa a coltellate lo scorso 19 Dicembre nella sua casa a Riese Pio X. La giovane mamma di 26 anni era incinta del secondo figlio il cui padre biologico è Nicola Scapiello, il compagno con cui viveva, e non del 41enne di origini kosovare, in carcere per l’omicidio, con cui aveva avuto una relazione prima di averlo denunciato per stalking lo scorso ottobre. Lo ha accertato il test di paternità, eseguito assieme all’autopsia sul corpo della donna, dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli.

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L’esame autoptico ha stabilito che Ballan è stata uccisa da otto coltellate, sei profonde e due superficiali; due fendenti hanno lesionato i polmoni mentre uno ha trapassato da parte a parte il cuore. Prima delle coltellate la vittima era stata picchiata al capo e al volto, e aveva cercato di difendersi con le mani. Era arrivata all’incirca alla dodicesima settimana di gestazione del bambino che atteneva dal suo attuale compagno, come si supponeva ed ora è stato accertato.

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Bujar Fandaj resta in carcere. Le legali dell’artigiano 41enne di origine kosovara accusato dell’omicidio di Vanessa Ballan, uccisa a Riese Pio X (Treviso) hanno rinunciato a impugnare davanti al Tribunale del Riesame di Venezia l’ordinanza cautelare nei confronti del loro assistito, una richiesta di scarcerazione che era stata preparata lo scorso 30 Dicembre.

“Essendo sorta la necessità di tutelare maggiormente la riservatezza della fase processuale in corso – affermano le avvocate Chiara Mazzocato e Daria Bissoli – abbiamo ritenuto opportuno rinunciare all’istanza davanti al Tribunale della Libertà che era stata presentata”. Il kosovaro è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, e nell’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere. Entro la fine di gennaio potrebbe venire nuovamente interrogato dal sostituto procuratore di Treviso, Michele Permunian.

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