Il relitto del torpediniere Lince, nei pressi di Punta Alice – Cirò Marina.

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L’esperto ci racconta

Il nostro esperto di Archeologia ed Archeologia subacquea, Dott. Daniele Venturini, ci parlerà oggi della storia del relitto della torpediniera Lince. La nave da guerra della Regia Marina Militare italiana fu protagonista di vicende eroiche negli ultimi istanti del secondo conflitto bellico. La sua tragica fine lascia aperti numerosi dubbi su come si siano svolti realmente gli eventi che portarono la torpediniera ad incagliarisi a poche miglia dalle coste italiane.

Il Dott. Ph.D. Daniele Venturini, Archeologo. E’ Dottore di Ricerca Internazionale – Università Politecnica di Valencia (ES) , presso la Facultad Bellie Artes in: ” Ciencia y Restauración del Patrimonio Histórico – Artístico” e ha maturato un Master in Didattica, Divulgazione e Nuovi Media nell’Antichità; con Perfezionamento in Tecniche della Comunicazione presso l’Università di Ferrara.

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Torpediniere Lince

Storia operativa del Torpediniere Lince

il Lince, dopo il varo, fu dislocato tra la Sicilia e L’Egeo. All’indomani dello scoppio della seconda guerra mondiale, la torpediniera partecipò alle operazioni per occupare l’Albania, incorporato nella VIII Squadriglia Torpediniere di base a Rodi, insieme ai gemelli Lupo e Lira.

Il 30 gennaio 1941, durante un pattugliamento anti-sommergibili nel canale di Caso individuò il convoglio britannico «AN 14» che procedeva da Alessandria verso il Pireo. Il convoglio era scortato da tre cacciatorpediniere e da un incrociatore. Il Lince, su ordine del caposquadriglia Mimbelli, effettuò un’azione diversiva, distraendo le navi inglesi e consentendo così al Lupo, l’altra torpediniera del gruppo d’attacco, di avvicinarsi al convoglio e colpire con due siluri la nave cisterna Desmoulea, colma di cherosene e benzina. La nave cisterna subì gravi danni e fu messa fuori servizio. I torpedinieri Lupo e Lince si allontanarono dal teatro di guerra indenni, nonostante il violento fuoco d’artiglieria delle navi nemiche.

Nel 1941, il Lince, partecipò a numerose missioni, insieme ai gemelli Libra e Lira, in azioni di scorta di convogli nelle acque del Mediterraneo orientale. Partecipò anche alla scorta della corazzata Vittorio Veneto, durante la navigazione di ritorno verso Taranto, dopo che la corazzata era stata danneggiata da i siluri lanciati da un sottomarino nemico.

Nel 1942 la torpediniera fa ritorno al canale di Sicilia. In questo periodo il Lince fu impegnato in molte missioni di soccorso, tra le quali quella alla nave cisterna Lucania, silurata da un sommergibile inglese, nonostante portasse li contrassegni che ne indicavano l’utilizzo come rifornitrice di navi che trasportavano i profughi provenienti dall’Africa Orientale italiana. In quell’occasione, la nave cisterna risultava molto compromessa al torpediniere Lince e al rimorchiatore Atlante, non rimaneva altro che recuperare l’equipaggio; la Lucania affondo poco dopo. 

Il 22 novembre 1942 il Lince, mentre si trovava nel porto di Tripoli, fu colpita da bombe sganciate da aerei nemici che danneggiarono gravemente lo scafo, al punto da dover essere portata all’incaglio per evitarne l’affondamento. In questo attacco il comandante e metà dell’equipaggio rimasero uccisi o feriti. Il comando del Torpediniere venne preso dal comandante in seconda il Tenente di Vascello Vitaliano Ruber.

Nel gennaio del 1943, Ruber ricevette l’ordine di auto affondare la nave per evitare la cattura, essendo ormai vicina la caduta di Tripoli. Rauber non obbedì all’ordine e d’accordo con l’equipaggio superstite, decise di tentare di raggiungere l’Italia, ottenuto il permesso dal comando di Tripoli, lasciò la città libica nella serata del 18 gennaio 1943, mentre gli aerei avversari effettuavano una delle ultime incursioni sul porto tripolino.
Come quando il 20 gennaio del 1943, il Lince venne attaccato da un aereo nemico, ma la reazione delle poche armi funzionanti della torpediniera obbligò il velivolo a ritirarsi. Nel pomeriggio vennero avvistate le scie di siluri lanciate da un sommergibile contro il Lince, ma la torpediniera riuscì, con una pronta manovra, ad evitarli. Si dovette allagare un doppio fondo per far sbandare la nave su un lato e raccogliere l’olio rimanente modo da renderlo disponibile per almeno un motore.

Infine il Lince riuscì, a raggiungere il porto di Trapani dove poi fu rimorchiato dal cacciatorpediniere Saetta e portato a Taranto, ove fu sottoposta ai lavori di riparazione. Il Lince dopo essere stato riparato riprese il servizio di scorta tra l’Italia e penisola Balcanica, fino al fatidico 4 agosto del 1943

Torpediniere Lince

Affondamento della nave

Il 4 Agosto 1943, la nave militare “Lince”, si incagliò nei pressi di Punta Alice, Cirò Marina. Non essendo possibile disincagliare immediatamente l’unità, l’equipaggio, composto da 160 uomini, si accampò sulla vicina spiaggia, in attesa di procedere al disincaglio.
Diciannove giorni dopo, erano le 08,15 del 28 Agosto, il sommergibile britannico Ultor, avvistò la torpediniera, le lanciò contro due siluri che colpirono la poppa della nave. Il Comandante del sottomarino era George Hunt.
A seguito dell’esplosione dovuta ai due siluri lanciati dal sottomarino nemico, il torpediniere italiano affondò rapidamente. Questa azione di guerra provocò la morte di 12 uomini dell’equipaggio del Torpediniere Lince, che al momento dell’attacco si trovavano a bordo per effettuare dei lavori. Nell’esplosione fu investita anche una piccola barca da pesca presente nello specchio d’acqua dove la nave Lince si trovava incagliata: un bambino, Francesco Salvatore Tridico, morì e, un giovane pescatore, che si trovava sempre sul piccolo peschereccio, rimase mutilato.

Su questo fatto di guerra, sono stati scritti due libri, il primo intitolato “Io e La Lince”, scritto da Leonardo Fuscaldo, nel 2016; il secondo libro, edito nel 2020 dalla Scoripone Casa editrice, è il frutto della collaborazione tra l’autore Mario Guadagnolo, l’editore Piero Massafra, l’appassionato ed esperto della Lince Vittorio Papaianni, il dott. Bernardo e lo storico e scrittore ciromarinese Luigi Ruggiero.

Copertina del libro di Marino Guadagnolo, edito gennaio 2020
conferenza per la presentazione del libro “Io e la Lince”, Cirò Marina, 2 maggio 2016

Il Presidente facente funzioni della Provincia di Crotone, Giuseppe Dell’Aquila, durante una cerimonia di commemorazione delle vittime ha dichiarato:

Il libro offre l’occasione per attrarre turisti, appassionati ed esperti nel nostro territorio. Ritorniamo a fare cultura da protagonisti e con la nostra storia, le nostre peculiarità e le nostre eccellenze, per rilanciare una rete che deve avere il compito di incentivare e sviluppare il turismo e quindi la crescita sociale ed economica dell’intero territorio provinciale.

Secondo la ricostruzione di Mario Guadagnolo, nel suo libro “Giallo della Lince”, la nave non si arenò casualmente, ma fu fatta incagliare volutamente dal Comandante. Il Torpediniere Lince era diretto a Genova, dove avrebbe dovuto portare in salvo i 160 uomini dell’equipaggio, mentre stava per essere firmato l’armistizio. Guadagnolo nel suo libro asserisce che il Comandante del Lince, decise di far incagliare volutamente la nave prima che attraversasse lo stretto di Messina, che secondo l’autore, era pericoloso per l’incolumità del Torpediniere e del suo equipaggio. Per questo motivo decise di far arenare il Lince, in una località sconosciuta vicino alla riva, in modo che i marinai, potessero raggiungere facilmente la costa e mettersi in salvo. Questo località fu individuato in Punta Alice, Cirò Marina.

Leggi anche  La scoperta del relitto della nave romana di Albenga – Il primo scavo subacqueo in Italia

Recupero di reperti nell’area del naufragio


Il 18 ottobre 2017, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Catanzaro, Cosenza e Crotone, furono effettuate ispezioni subacquee nello specchio di mare di fronte alla costa settentrionale di Cirò Marina.

Le operazioni sono state eseguite dal dott. Francesco Laratta e dal suo gruppo di lavoro, con il coordinamento da terra dei funzionari archeologi della Soprintendenza dott.ssa Maria Grazia Aisa e dott. Carmelo Colelli. Erano presenti anche l’ex Assessore Antonio Strancia e il Maresciallo Salvatore Cambria, Comandante dell’Ufficio Marittimo di Cirò Marina.

In questa ispezione veniva recuperato un grosso oggetto in ferro, la cui presenza era stata segnalata al Maresciallo Cambria, il 28 agosto 2017 da Giuseppe Benvenuto, che aveva notato alla profondità di quattro metri, a poca distanza dalla riva, il manufatto durante una immersione. Quasi certamente l’oggetto recuperato faceva parte del Torpediniere Lince anche se al momento, complici le incrostazioni marine che lo ricoprono, non è stato possibile individuare a quale parte della imbarcazione appartenesse.
Nella stessa giornata, il gruppo di lavoro si spostava in località Madonna di Mare, dove Vittorio Papaianni, subacqueo del luogo, aveva segnalato la presenza di un relitto sommerso. Dalle ispezioni fatte in questo tratto di mare, si può verificare, a 30-40 metri dalla riva e a 4 metri di profondità, la presenza di elementi lignei e metallici che testimoniano la presenza di una nave affondata nell’area. Non sono stati al momento individuati elementi diagnostici che possono far comprendere di quale tipo di natante possa trattarsi. Solo ulteriori sopralluoghi che potrebbero effettuarsi grazie ad una collaborazione fra la Soprintendenza, il Comune e la Guardia Costiera di Cirò Marina, potranno consentire di acquisire ulteriori elementi utili per identificare e datare il relitto.

I reperti del Lince, recuperati negli anni dal sito subacqueo di Punta Alice, sono esposti nel museo del mare denominato Centro servizi Lince, sito in Via Marinai d’Italia, zona portuale di Cirò Marina.
Ringrazio il sub Vittorio Papaianni e l’Avv. Mariastella Fedele, entrambi di Cirò Marina, per le loro preziose informazioni sul relitto del Lince, in particolare Vittorio, che animato dalla passione per l’archeologia subacquea, con le sue innumerevoli immersioni nel tratto di mare antistante Cirò Marina, ha contribuito alla individuazione di relitti e reperti archeologici. Nel caso del relitto del Lince, ha raccolto dal fondale marino nei pressi di Punta Alice, tantissimi reperti relativi al Torpediniere silurato nel 1943.

Conclusioni

Il Presidente facente funzioni della Provincia di Crotone, Giuseppe Dell’Aquila, durante una cerimonia di commemorazione delle vittime (12.6.2019), ha reso la dichiarazione che ho sopra riportato, dalla quale si evincono due cose: la volontà politica di: 

ritornare a fare cultura”, e il turismo: “ con la nostra storia, le nostre peculiarità e le nostre eccellenze, per rilanciare una rete che deve avere il compito di incentivare e sviluppare il turismo.

Questi Soldati che per anni hanno combattuto nel Mediterraneo a bordo della loro Nave, non sarebbero mai passati alla storia come i marinai che disubbidirono ad un ordine superiore, per un bene che loro ritenevano inalienabile, l’amore per la propria nave, se il loro Comandante non disubbidiva l’ordine ricevuto e decideva di portare il Lince in Italia. Hanno rischiato, nel fare l’attraversata dal porto di Tripoli alle coste italiane, in un momento di grande difficoltà, quando il Mediterraneo era ormai sotto il controllo degli Alleati, e l’armistizio era vicino ( 3 settembre 1943). Lo fecero, probabilmente, consapevoli che era l’unica soluzione per salvare la nave e le loro vite.
Da quel tragico 28 agosto del 1943, si intrecciarono episodi che cambiarono la vita a molti militari del Lince. Per esempio, un marinaio di Cariati, Francesco Donnici, destinato dai suoi superiori a stare di guardia al Lince, conobbe una ragazza della Marina, con la quale successivamente si sposò, stabilendosi a Cirò Marina, dove vive tutt’oggi.
In oltre, le ricerche di Antonino Trifirò che permisero di rintracciare il cuoco di bordo della torpediniera Lince, il signor Bruno Lombardi, e di stringere amicizia con lui, con la moglie Ester e la figlia Cristina.
Infine l’incredibile sorte che fece incontrare dall’altra parte del mondo, il macchinista del Lince, emigrato in Australia subito dopo la guerra, che come vicino di casa, si ritrovò un ex-marinaio inglese che era imbarcato sul sommergibile che, la sera del 18 gennaio del 1943, silurò il Lince a Tripoli, danneggiandolo gravemente e dando il via alle successive vicissitudini che condussero il torpediniere da Trapani, a Taranto e infine a Punta Alice. Questi fatti terribili di guerra e di morte, che si intrecciarono con fatti di vita quotidiana, mettono in risalto, la voglia di vivere e di andare avanti, oltre la guerra e la sofferenza, ritrovando l’amore e la famiglia, i commilitoni e gli amici. Nel caso del macchinista emigrato in Australia, anche il nemico, che durante la guerra ebbe a lanciare i siluri contro la sua nave, e mise in pericolo la sua vita e quella di tutto l’equipaggio.
Poco importa se il Lince fu incagliato volontariamente o fu una manovra sbagliata del Comandante, questo particolare non toglie e non aggiunge nulla al valore degli uomini che formavano l’equipaggio, i quali onorarono la propria nave e la bandiera, mettendo sempre a rischio la loro vita per il bene supremo della Patria.
Per tutti i fatti sopra riportati, considerato che il relitto del Lince, con la sua avvincente storia, che lo rende interessante sotto il profilo storico e appetibile dal punto di vista turistico, visto che negli anni che vanno dal 1938, quando iniziò il servizio nella Regia Marina Militare, fino all’agosto del 1943, quando venne affondato, solcò il Mediterraneo, portando a termine con successo, innumerevoli missioni di guerra, considerato che il suo equipaggio diede prova di coraggio e di abnegazione, dimostrando tutto il valore e la preparazione degli ufficiali e marinai, a mio parere, in queste pagine di guerra, che lo hanno visto attore di molte avventure, vi sono tutti gli elementi per poter porre in essere un progetto, atto a sviluppare il turismo in Cirò Marina e in tutta la provincia di Crotone.


Daniele Venturini

 

recupero di un reperto del Torpediniere Lince
subacquei effettuano sopralluogo nel fondo marino davanti a Punta Alice, dove è affondato il Lince
il sub Vittorio Papaianni, vicino alla parte anteriore di un siluro
Boa galleggiante che segnala la presenza di relitti
un pezzo di metallo appartenente al relitto del Lince
Oggetto in ferro recuperato.
Magazzino dove Vittorio Papaianni tiene la sua attrezzatura per le immersioni subacquee.

Bibliografia:

  • www.guardiacostiera.gov.it

  • www.ilcirotano.it

  • Libro di Leonardo Fuscaldo, Io e La Lince, 2016;

  • Libro di Mario Guadagnolo, Il Giallo della Lince edito nel 2020

  • www.ilcrotonese.it

  • www.guardiacostiera.gov.it/crotone

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