Igor, la condanna per il triplice omicidio in Spagna diventa definitiva

Tempo di lettura 3 minuti

Oltre al carcere permanente anche 3 milioni alle famiglie

Di Daniele Vanni

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Ripercorriamo un tratto della sua travagliata esistenza:
Anche la Suprema Corte spagnola (equivalente alla nostra Cassazione) si è pronunciata sulla colpevolezza di Norbert Feher, noto anche con lo pseudonimo di Ezechiele o Igor Vaclavic, conosciuto in mezza Europa, ed oltre, per le sue gesta criminali, come “Igor il Russo”.

Dopo esser scappato dall’Italia, Igor trovò rifugio sui monti dell’Aragona, in un casolare abbandonato. Da qui usciva per compiere qualche razzia e approvvigionarsi di cibo e vestiario. In questi frangenti si trovò di fronte, il 14 Dicembre 2017, prima l’allevatore José Luis Iranzo, 40 anni, e successivamente i due agenti della Guardia Civile, Víctor Romero, 30 anni, e Víctor Jesús Caballero, 38 anni, uccidendoli tutti a colpi di pistola. Addirittura crivellò il corpo delle due guardie con 17 colpi.
La Corte Suprema ha quindi confermato la pena detentiva permanente rivedibile per l’omicidio di Iranzo e a due pene detentive di 25 anni ognuna per gli altri due delitti. A queste si sommano le tre condanne a cinque anni per altrettante rapine aggravate, oltre al pagamento di oltre tre milioni di euro alle famiglie delle vittime a titolo di risarcimento.

Altre condanne per le “gesta” spagnole lo vedono colpevole di tentato omicidio di due persone in una casa di campagna ad Albalate (Teruel) il 5 Dicembre 2017, pochi giorni prima del triplice omicidio di Andorra. Per questi ultimi fatti deve scontare altri 21 anni.
Senza contare le pendenze italiane e quelle accumulate in tutto il mondo.
In verità, Igor, serbo con sangue ungherese, è nato nel 1981 a Subotica, città del nord della Serbia, (allora Jugoslavia), nella provincia autonoma della Voivodina, a forte presenza ungherese figlio di Jene e Zuzana.
Secondo quanto da lui affermato ai compagni di carcere, avrebbe prestato servizio nell’esercito russo durante la seconda guerra cecena come membro dei reparti speciali. Ma non se n’è mai avuta conferma certa.

Sempre secondo i suoi racconti, mentre si trovava in Russia sua figlia sarebbe stata uccisa per ritorsione contro di lui; inoltre avrebbe anche un figlio. Ancora secondo quanto raccontato al compagno di cella, dopo aver disertato dall’esercito russo si sarebbe addirittura trasferito in Cina, dove avrebbe appreso la lingua cinese[1]; oltre a questa lingua ha conoscenza di italiano, ungherese, serbo-croata, romeno, russo e qualche parola di spagnolo.
Ricercato dalla Polizia serba per rapina e violenza sessuale, dal 2006 si era spostato in Italia.
Nel 2007, nonostante la sua abilità nel cambiare radicalmente il proprio aspetto, Feher (dopo essere stato messo in fuga da due anziani agricoltori che egli voleva rapinare) venne arrestato dalle autorità italiane per una serie di rapine fra Ferrara e Rovigo, caratterizzate dall’uso di armi bianche come arco e coltello (che predilige) e che gli avevano fatto guadagnare nella zona il soprannome di ninja. Presso il carcere di Rovigo si presentò alle autorità italiane sotto la falsa identità di Igor Vaclavic, evitando così l’estradizione.

Scarcerato nel 2010 riprese l’attività criminale e sembra si sarebbe anche prostituito. Venne nuovamente arrestato sebbene, inseguito dalla polizia, si fosse nascosto per ore in un canale respirando da una canna[
Il 4 novembre 2011 il procuratore capo di Ferrara firmò un decreto di espulsione, ma, in assenza di una identificazione certa e non essendo stato riconosciuto dalla Russia (di cui si era detto cittadino) rimase nel carcere dell’Arginone fino al rilascio anticipato, nel 2015. Di nuovo inviato al CIE, anche questa volta non venne espulso. In carcere mantenne un comportamento esemplare, allenandosi in maniera maniacale.

Il compagno di cella lo svegliava alle 6 ed eseguiva 12 sessioni da mille addominali ciascuna!!? Quando aveva i crampi chiedeva di legargli le gambe al letto così che potesse continuare! Sempre guardando cartoni animati (che il padre durante l’infanzia gli vietava di vedere), tanto che lo stesso cappellano del carcere, per cui faceva il chierichetto, testimoniò in favore della sua riabilitazione. La famiglia (madre, sorella e due fratelli) rimasta in Serbia, e con cui Feher si è tenuto in contatto, non ha aiutato le indagini.
Il 1º Aprile 2017, Feher rapina il bar Gallo, nella frazione di Riccardina di Budrio, Bologna. Il titolare, Davide Fabbri di 52 anni, tenta di disarmare il rapinatore, strappandogli la doppietta che aveva in mano, Feher però reagisce sparandogli due colpi al petto con una seconda arma, una pistola semiautomatica Smith & Wesson 9×21 sottratta il 29 Marzo ad una . A seguito della rapina Feher si dà alla macchia, fingendosi ferito, nelle paludi del ferrarese, dove l’8 Aprile 2017 uccide la guardia provinciale Valerio Verri e ne ferisce gravemente un’altra. Nonostante una caccia all’uomo tanto smisurata quanto infruttuosa, con l’impiego di squadre speciali da 150 elementi a turno, dotate di visori notturni a infrarossi e cani molecolari, il killer non viene mai catturato. Alimentandone la leggenda che “Igor” sembra gradire molto ed alimentare con i suoi racconti, in parte mai confermati. Feher arriva addirittura a sfidare le forze dell’ordine che lo braccano: probabilmente la sua latitanza viene favorita anche dall’aiuto di suoi amici ed ex complici. I quali, senz’altro, lo aiutarono a giungere in Spagna.

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