Bologna, penne al veleno per il patrigno: condannato a 30 anni

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La sentenza della corte d’Assise dopo 12 ore di camera di consiglio. La Pm aveva chiesto l’ergastolo.

Il patrigno morì dopo aver mangiato penne al salmone avvelenate, la madre si salvò. Per questa colpa sono stati inflitti 30 anni. Così ha stabilito la Corte d’Assise, dopo quasi 12 ore di camera di consiglio, per Alessandro Leon Asoli, 20 anni, accusato di avere avvelenato a morte il patrigno Loreno Grimandi, 56 anni, morto poco dopo l’ingestione della pasta al nitrito di sodio, e la madre Monica Marchioni, che sopravvisse. 

La Pm Rossella Poggioli aveva invece chiesto l’ergastolo.

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La Corte ha inflitto tre anni di libertà vigilata al termine della pena e deciso un risarcimento di 500mila euro alla madre della vittima e 750mila euro di provvisionale per la madre dell’imputato.

Il giovane non era presente, ha partecipato solo a un’udienza all’inizio del dibattimento. C’era invece il padre, Davide Asoli, che ha sempre creduto fermamente nell’innocenza del figlio. Il genitore ha atteso il verdetto seduto di fianco al difensore, Fulvio Toschi, la cui linea difensiva, si è basata sulla tesi che Alessandro Leon non abbia commesso l’omicidio, ma che si sia trattato di un tentato suicidio della madre, fortemente depressa, che avrebbe anche ucciso il marito, con cui era in crisi.

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