Ergastolo per il sequestro e l’uccisione di un giovane carabiniere nel 1987

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È uno dei più antichi cold case d’Italia. Un sequestro avvicinato ad un altro praticamente identico, solo pochi anni fa.

Ergastolo per tutti gli imputati. È quanto, dopo quasi quattro ore di requisitoria , che giungono però dopo 35 dai fatti (si avete letto bene: trentacinque anni dai fatti!) ha chiesto il Pm Marilù Gattelli per l’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, studente universitario ma allora anche giovane carabiniere di leva di Alfonsine, sequestrato la notte del 21 Aprile 1987 mentre rincasava, e si suppone, quasi subito strangolato e gettato nel Po di Volano. Zavorrato, perché il corpo non riaffiorasse, almeno in tempi brevi, ad una grata sradicata da un casolare abbandonato.

Il militare, figlio di facoltosi imprenditori del settore ortofrutticolo di Alfonsine, venne sequestrato a scopo di estorsione (la richiesta fu di 300 milioni di lire).

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Alla sbarra, per quello che è stato presentato come uno dei cold case più antichi d’Italia, ci sono due ex Carabinieri, all’epoca in servizio alla caserma di Alfonsine: Orazio Tasca, 57enne originario di Gela (Caltanissetta) oggi residente a Pavia, e Angelo Del Dotto, 58enne di Palmiano (Ascoli Piceno).

E poi, c’è l’idraulico del paese, oggi 66enne, Alfredo Tarroni. Per il Pm “tutte le aggravanti sussistono: sevizie, crudeltà, motivi abbietti, minorata difesa”. Tutti per l’accusa parteciparono al delitto spinti da un movente economico: “Tasca è il telefonista, Del Dotto la sua ombra e Tarroni la mente”.

Nella prossima udienza, fissata per l’8 Giugno, si comincerà con le arringhe degli avvocati di parte civile.

Le indagini, effettuate dalla Squadra Mobile di Ravenna con la collaborazione del Servizio Centrale Operativo di Roma, sono state riaperte solo sul finire del 2017 con provvedimento del Procuratore della Repubblica, su richiesta della famiglia della vittima e sono consistite principalmente in una minuziosa analisi di quanto già in atti e all’escussione di varie persone infornate sui fatti, anche in relazione a un analogo grave accadimento, avvenuto circa tre mesi dopo nella stessa cittadina, che vide coinvolti i tre indagati in un’estorsione ai danni di un altro celebre imprenditore di Alfonsine, Contarini, (andato poi in crisi nel 2013)e che ebbe come epilogo anche la morte di un giovane carabiniere del luogo, fatto per il quale vennero condannati a gravi pene detentive. L’attività svolta ha evidenziato significativi elementi comuni tra i due gravi fatti delittuosi e la sussistenza di un importante quadro indiziario nei confronti dei tre indagati, motivi che hanno determinato l’Autorità giudiziaria inquirente a procedere nei loro confronti.

Per questo, in passato i tre imputati erano anche stati condannati, con pene già espiate, per la tentata estorsione a un altro imprenditore ortofrutticolo di Alfonsine (Contarini) sempre da 300 milioni di lire nell’ambito della quale, durante un appostamento, la notte del 13 Luglio 1987 fu ucciso il Carabiniere 23enne Sebastiano Vetrano, originario della provincia di Caserta ed in servizio a Ravenna. Perché non si pensò prima a questo “facile” collegamento tra i due casi?

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