Brescia, l’omicidio di Viktoriia, badante ucraina uccisa per gelosia

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«L’uccisione di Viktoriia è stata causata da un rigurgito di gelosia, alimentata, in qualche misura, dal comportamento incauto della vittima che si recò nell’abitazione dell’imputato a dispetto dei segni premonitori che ella stessa e le persone che le stavano vicino avevano colto».
Lo scrivono i giudici della Corte d’assise di Brescia nelle motivazioni della condanna a 20 anni di carcere pronunciata nei confronti di Kadruis Berisa, che nel 2020 uccise con 14 coltellate, la ex convivente, Viktoriia, badante di origini ucraine, seppellendo poi il cadavere nell’ex bocciofila in via Divisione Acqui.

Accadde dopo una serata che i due avevano trascorso insieme tra un bar del centro città e poi, appunto, a casa dell’uomo. Nel corso del processo Berisa, aveva spiegato di aver colpito Viktoriia dopo che lei si era messa al telefono con quello che era il suo nuovo compagno. E qui: altro incauto comportamento.

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«La sera del fatto – si legge in sentenza – l’evoluzione inaspettata e illogica degli accadimenti tra persone immerse in una bolla alcolica induce a stemperare sia l’aspetto della provocazione di cui la vittima non si è probabilmente neppure resa conto, che quello della motivazione dell’azione omicida, consumata tra persone in quel momento scollegate dalla realtà e dovuta, da parte dall’imputato, principalmente alla erosione dei freni inibitori causata dalla ubriachezza» scrive il presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò.

Lo stesso giudice poi aggiunge: «La Corte ritiene che, benché la vittima e le persone a lei vicine avessero avvertito nei giorni che hanno preceduto l’omicidio le avvisaglie di possibili deragliamenti violenti da parte dell’imputato, la sequenza degli accadimenti del pomeriggio/sera del 4 ottobre 2020 non consenta di ritenere premeditata l’uccisione».

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