Blitz antimafia: liti e gossip fra donne del clan

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Dalla Guadagna allo Zen per riscuotere i soldi dello spaccio della droga. Il gruppo di Salvatore Profeta, nipote dell’omonimo boss scomparso a Tolmezzo, in provincia di Udine nel 2018, boss che per lui si “fermava perfino la Madonna”, pare avesse ampliato gli affari anche in altre zone di Palermo.

I carabinieri hanno fatto emergere stretti rapporti con esponenti dello Zen. La madre di Profeta, Monica Meli, finita agli arresti domiciliari la scorsa settimana , cugina di primo grado della moglie di Nicola Messina, l’uomo al quale, avrebbero affidato il compito di gestire il business nel popolare quartiere. Salvatore Profeta e i suoi uomini più fedeli, tra i quali Girolamo Rao, avrebbe preso almeno 1.500 euro per volta da Messina, somme da divedersi tra Massimo Mancino e Francesco Guercio, anch’essi finiti in manette nella stessa operazione antimafia.

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Sulla base delle intercettazioni e dei risultati investigativi, Messina parrebbe «stabilmente inserito nel traffico di sostanza stupefacente del quartiere . Attività che ha subito ripreso, al termine del periodo di carcerazione. Ma per lui il lavoro non sarebbe stato semplice, anche a causa di dissidi con i pregressi fornitori, i quali – al rientro in libertà – gli avevano negato la fornitura a credito di nuove partite di droga, a causa di debiti da lui non ancora saldati. L’uomo, intercettato dalla Dia, si sarebbe lamentato dicendo: «Io con loro ci lavoro da dodici anni… quando mi lasciavate dieci chili di immondizia e ve la facevo uscire era buono! Ora avete il coso buono… vi portano i contanti e le persone le buttate…è giusto? Le persone le buttate… che io te li ho fatti conoscere; cinquanta persone dello Zen, di Mondello e Sferracavallo . Te li portavo io là, cinque chili, tre chili. Te lo sei dimenticato o non te lo ricordi? Ora non servo, è giusto? Perché sono senza soldi. Dico: ti deve dare soldi quello? Qua non ci venire più che il quartiere è il mio». Qua a lui non gli faccio vendere più neanche un grammo di fumo».
Messina, da parte sua, chiede a Profeta e Rao, di dirimere il contrasto venuto a crearsi con tale Giovanni: «Vi devo regalare la cento euro per sbrigarmi questa cosa? Vedi che questo discorso ha di più di un mese e magari di più». Rao afferma di avere incontrato Paolo e di avere affrontato la questione. Il gruppo degli eredi di Salvatore Profeta è attraversato da dissidi familiari, soprattutto tra le donne. In particolare i contrasti riguardano Vincenzo Profeta con la moglie Monica Meli, accusata di avere coperto il figlio e di essersi sbarazzata degli appunti con la contabilità del gruppo durante una perquisizione, e dall’altro con la sorella Concetta Profeta, moglie del capodecina Francesco Pedalino, originario dello Zen parente diretto della famiglia Meli. Una situazione di tensione tra gli uomini di Cosa nostra che potrebbe sfociare in altre terribili situazioni.

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«Gossip della Guadagna, gossip di Palermo, perché lo sanno tutti, che vergogna». I loro commenti su i social si soffermano sull’impossibilità di Pedalino di non poter dirimere la questione perché rinchiuso in prigione: «Cosa può fare quel ragazzo dalla galera?». «Non possiamo fare niente, non si deve immischiare nessuno. Le cose familiari non ci interessano».
I mafiosi, secondo il loro codice d’onore, non lasceranno cadere la questione, che avrà certamente nuovi sviluppi sull’inchiesta. Sviluppi che di certo, non sfuggiranno agli uomini della Dia.

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