Concluse le indagini per l’omicidio di Silvia Manetti di Altopascio uccisa con 16 coltellate

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I colpi, come si evince dalla perizia del medico legale furono inferti con la mano sinistra. E quelli al colpo con una violenza tale chela morte fu pressochè istantanea.

Nicola Stefanini, il 48enne che uccise la compagna Silvia Manetti, 46 anni, originaria di Altopascio (Lucca) confessò il delitto anche nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip, ma aggiungendo di non ricordare il motivo per cui l’aveva colpita mortalmente con un coltello mentre insieme stavano rincasando in auto dopo aver festeggiato tre anni di fidanzamento con una cena.

Apparso in stato di choc davanti al giudice, l’uomo ripercorse la serata che doveva essere di festa, ricordando che nel tragitto per rientrare a Monterotondo c’era stata una discussione (di che tipo, riguardo a cosa?) durante la quale, avrebbe ancora riferito, accostò la macchina e con un coltello a serramanico (perché lo portava dietro?) tirò un fendente, mortale, al collo della donna. Ma quando il giudice ha affrontato la questione del motivo, Stefanini ha detto di non sapere perché abbia agito per uccidere la compagna e anche di non ricordare il momento esatto dell’uccisione. Eppure, lo Stefanini chiamò subito dopo il 112 dicendo di aver ucciso la fidanzata.

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Silvia Manetti, 45 anni, uccisa a coltellate dal fidanzato a Monterotondo Marittimo (Grosseto), era originaria di Altopascio, anche se in realtà nel suo paese natale aveva vissuto pochi anni.

Qui, in un casa colonica in località Sterpeto, a Marginone, vive ancora parte della sua famiglia di origine e qui la vittima aveva abitato per un anno con il suo carnefice, Nicola Stefanini, 47 anni di Saline di Volterra (Pisa); prima delle decisione di spostarsi entrambi in Maremma.

Nell’abitazione di campagna, piuttosto isolata, ma comunque a breve distanza dal campo sportivo e dal centro del paese, sono rimaste la madre, Sandra Miniati e la sorella Alessandra, più giovane di 14 anni. La famiglia è originaria di Pelago (Firenze).

La donna non aveva avuto una vita facile. A cominciare dalla morte del padre, quando lei era ancora giovane e poi successivamente con la scomparsa del marito che aveva seguito vivendo e lavorando per venti anni con lui ad Ascoli Piceno, nelle Marche.

Rimasta vedova in giovane età aveva deciso di fare ritorno in Toscana, con i suoi figli, di 14 e 10 anni.

Ad Altopascio parenti e conoscenti non sapevano di problematiche nel rapporto di coppia con Nicola, o comunque nulla di più di qualche semplice screzio.
Ma tutti ricordano una Silvia appassionata di cani, , ma anche di fotografia, musica e disegno: con un carattere quindi vivo, estroverso e generoso.

Qui, nella Piana di Lucca, era avvenuto l’incontro con lo Stefanini, che lavorava in un locale della zona. Poi una convivenza. Quindi, dopo un anno, la scelta di trasferirsi nel grossetano, per lavoro e sembra anche per stare più vicini ad altri amici.

Anche Nicola aveva alle spalle un matrimonio, ma senza figli. Ed era descritto come un uomo tranquillo e generoso, molto attento agli altri e sempre con il sorriso sulle labbra.
Nicola lavorava come muratore in una ditta di Pomarance. In Maremma anche Silvia lavorava: aveva trovato impiego nella cucina di un bar.

Poi l’imponderabile, le cui cause restano nascoste in quella discussione e quella lite nella sera dell’anniversario e del femminicidio.

Ora la conclusione delle indagini che ci dicono che la morte fu “pressoché immediata”. Si leggono queste parole, scritte da Mario Gabbrielli, ordinario di medicina legale, nella perizia depositata in Procura sull’omicidio di Silvia Manetti, la donna uccisa la notte tra l’11 e il 12 agosto sulla strada che porta a Monterotondo Marittimo, dal suo compagno, Nicola Stefanini, operaio di 48 anni tuttora rinchiuso nel carcere di Grosseto.

È questo il risultato dell’autopsia effettuata sul corpo della donna come richiesto dal Pm Anna Pensabene che coordina l’inchiesta insieme ai carabinieri. La coppia era stata a cena in un ristorante sulla costa per festeggiare il terzo anniversario. Ma mentre stavano tornando casa tra due scoppiò una violenta lite: l’uomo fermò la macchina e iniziò a colpire con un coltello la donna, che era seduta accanto a lui: 16 le coltellate, come ha ricostruito il medico legale, che la raggiunsero in tutte le parti del collo. Fendenti sferrati con la sinistra: Nicola Stefanini, infatti, è mancino.

“La morte – scrive il medico nella sua perizia – è stata causata da anemia meta-emorragica”. In pratica un colpo sferrato alla gola fu quello che le recise carotide e giugulare. “lesione alla quale conseguì anossia cerebrale: e la morte della donna fu pressoché immediata per dissanguamento”. Stefanini, che è difeso dall’avvocato Tommaso Galletti, è in carcere a Grosseto.

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