Cannibalismo nella medicina medievale

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Hai mal di testa; coliche renali; reumatismi? Mangiati una mummia!

Gli errori di traduzione e i stravolgimenti interpretativi di ogni tipo, sia medico che “magico,” hanno creato l’erronea convinzione secondo la quale il corpo umano poteva avere proprietà mediche in grado di curare altri esseri umani mangiandolo.

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Per centinaia anni alcune popolazione, anche europee, hanno praticato il cosiddetto “cannibalismo medico”. Cannibalismo che avrebbe dovuto guarire alcune malattie tra le più comuni dell’epoca.

La credenza popolare e quelle di una certa “medicina empirica”, per sua stessa natura più vicina alla magia che alla scienza, hanno contribuito ad alimentare la credenza secondo la quale il sangue dei gladiatori poteva guarire anche dall’epilessia. Nel medioevo, il cannibalismo medico era molto praticato nell’Europa occidentale é diffuso un po’ ovunque nell’entroterra . Con l’arrivo delle mummie dal lontano Egitto, i medici credevano di aver trovato un nuovo tipo di medicina ricavata da parti del corpo umano.
La mummia veniva prescritta per i disturbi più svariati, dal mal di testa agli attacchi di cuore all’epilessia. Tra i saccheggiatori di tombe egizie si diffuse anche il poco nobile commercio di parti di esse, oltre a quello del vasellame trafugato anche a quello delle mummie degli antichi sarcofagi.

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La domanda superò presto l’offerta. I saccheggiatori e i tombaroli senza scrupoli, cominciarono a trasformare anche i cadaveri di persone decedute e di criminali giustiziati, in una sorta di “simil/mummia”, allo scopo di trarre profitto da quella moda poco edificante.
Scriveva un osservatore, che I ladri di cadaveri “di notte rubavano i corpi di coloro che venivano impiccati, e poi essiccati in forno, macinati e ridotti in polvere”.
In Inghilterra, in epoca vittoriana, la ricerca di mummie divenne impressionante. Persino la loro sbendatura assunse livelli di interesse smisurato. Lo svolgimento di questa pratica tanatologica era diventata una delle attività più interessanti da seguire nelle aule universitarie, negli ospedali e persino nelle case private.
Nel XIX secolo, quando i britannici tornavano da spedizioni archeologiche o missioni coloniali in Egitto portavano quasi sempre con sé i corpi che avevano saccheggiato dalle tombe egizie.
Fu solo verso la fine del XIX secolo che l’uso della mummia come medicina ebbe finalmente fine.

La fascinazione del mondo occidentale per gli antichi “rimedi” egiziani persiste più forte che mai. Anche ai nostri giorni non è difficile trovare tra gli scaffali di rinomati negozi specializzati, creme per la salute e per la bellezza che richiamano prepotentemente le magie dell’antico Egitto.

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