Pavia, cadavere carbonizzato trovato in un’area industriale dismessa

La Polizia Scientifica durante i rilievi per l'omicidio di Alice Scagni, la donna uccisa a coltellate sotto casa sua, dal fratello Alberto Scagni in via Nicola Fabrizi nel quartiere di Genova Quinto. Genova, 02 maggio 2022 ANSA/LUCA ZENNARO

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Un cadavere carbonizzato è stato trovato all’interno di un’area industriale dismessa, durante dei lavori di bonifica. Irriconoscibile il corpo, non si sa neppure se si tratti di un uomo o di una donna.

La scoperta del cadavere carbonizzato è stata fatta nel pomeriggio di mercoledì 19 Ottobre, ma la notizia è stata diffusa nella giornata di oggi.

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Il corpo è stato trovato nell’ex area industriale Snia, alla periferia di Pavia, in viale Partigiani: un operaio alla guida di una ruspa, durante i lavori di bonifica in corso nell’area, si è accorto di qualcosa di anomalo ed è sceso a controllare.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra mobile della Questura e il pm di turno. Il cadavere rinvenuto dal ruspista, stando al suo racconto, sembrava essere stato nascosto sotto delle foglie e una lastra di plastica.

Il cadavere è irriconoscibile, e non si può certo stabilire da quanto tempo fosse lì: è stato portato all’istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia, dove verrà effettuata l’autopsia, già disposta dal pm.

Lo stabilimento di Pavia, situato lungo la strada per Cremona, la cui area (ampia 107.000 m²[senza fonte]) attualmente non è più di proprietà di SNIA S.p.A (la celeberrima azienda chimica italiana con sede a Milano, fino a qualche tempo fa in amministrazione straordinaria, e quotata alla Borsa di Milano dal 1922 al 2010, protagonista del boom italiano e delle sue reclams con il marchio Viscosa) ma di Risanamento S.p.A., ha interrotto la produzione nel 1982 e da allora giace in stato di completo abbandono e forte degrado ambientale. Per molti anni, i vecchi capannoni fatiscenti della fabbrica sono stati occupati da senzatetto e nomadi, fino al 2007, anno in cui il sindaco di Pavia in carica Piera Capitelli ha ordinato lo sgombero dell’area, occupata stabilmente ormai da tempo da diverse decine di persone. Sono esistiti ed esistono attualmente numerosi progetti di recupero e riqualificazione dell’area, ma nessuno di essi è mai stato realizzato a causa dell’inquinamento profondo del suolo causato dalle sostanze chimiche utilizzate in precedenza nella produzione delle fibre, che renderebbe necessaria una pesante ed onerosa operazione di bonifica; inoltre il Ministero dei Beni Culturali propone la conservazione di alcune ciminiere e capannoni, riconoscendone la valenza storica. Lo stabilimento giace al momento demolito parzialmente nell’ambito di uno dei tanti piani di recupero passati incompiuto, ma ancora in totale abbandono, terra di spacciatori e drogati o clochard.

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