Omicidio Cinzia Pinna: Autopsia Conferma Brutalità, Indagini sui Presunti Complici

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Sassari/Tempio Pausania– Dettagli raccapriccianti emergono dall’autopsia di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa ad Arzachena tra l’11 e il 12 settembre scorsi. L’esame, condotto oggi a Sassari dal medico legale Salvatore Lorenzoni, ha confermato la dinamica brutale del delitto raccontata da Emanuele Ragnedda, l’imprenditore del vino reo confesso.
Tre Colpi al Viso, Uno Mortale: “Volto Sfigurato”
Secondo le indiscrezioni trapelate, la giovane donna sarebbe stata raggiunta da tre colpi di pistola esplosi con una Glock semiautomatica, tutti concentrati sul viso. Uno di questi, risultato fatale, ha colpito all’altezza dello zigomo, trapassando il volto e sfigurandolo. Gli altri due proiettili l’avrebbero raggiunta di striscio, procurandole una lesione alla mascella. L’autopsia ha dunque confermato la violenza inaudita dell’azione, con i colpi indirizzati in maniera mirata e ravvicinata sul volto della vittima.
Ragnedda, proprietario della nota casa vinicola Conca Entosa dove è avvenuto l’omicidio, aveva già fornito agli inquirenti dettagli sui tre colpi, indicando i segni sul muro e il luogo del ritrovamento dei bossoli, che tuttavia non sono stati ancora repertati.
Nonostante la conferma sulle modalità della morte, l’autopsia non esaurisce l’intero quadro investigativo. Il medico legale Lorenzoni dovrà ora rispondere a ulteriori quesiti posti dalla Procura di Tempio, tra cui la distanza da cui sono stati esplosi i colpi, l’eventuale presenza di segni di percosse o di spostamento del corpo, e l’esistenza di prove di violenza sessuale commessa prima del delitto.
Ragnedda continua a sostenere di aver sparato per paura, asserendo di essere stato aggredito dalla vittima che gli “voleva tagliare la lingua con un coltello”, ma senza chiarire cosa abbia scatenato la lite fatale.
Parallelamente agli esiti autoptici, le indagini si stringono sui presunti complici dell’omicida. Un recente sopralluogo del pool di esperti nella tenuta Conca Entosa avrebbe portato alla certezza della presenza di due persone “un uomo e una donna” nel casolare la notte dell’omicidio o subito dopo.
Queste persone avrebbero avuto un ruolo attivo nell’insabbiamento del crimine, aiutando Ragnedda a ripulire le stanze dalle “ingenti tracce di sangue,” tentando anche di lavare il divano, e facendo sparire gli indumenti e gli effetti personali della vittima. È ormai assodato che si fossero rese conto della presenza di sangue in casa.

Al momento, restano indagati per favoreggiamento personale Luca Franciosi (26 anni, manutentore stagionale) e Rosa Maria Elvo (50 anni, ristoratrice amica di Ragnedda). La Procura di Tempio è ora chiamata a valutare le loro posizioni che, alla luce delle nuove prove, potrebbero aggravarsi. Le prossime mosse chiariranno il ruolo effettivo dei due indagati nella tragica notte di Arzachena.

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D.C.

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